Fonte: https://zad.nadir.org/spip.php?article813
Siamo nati dopo Cernobil, mentre i nostri genitori dicevano “mai più!”. Non hanno saputo impedire che nel 2011, ci fosse Fukushima.
Ci chiamano con sdegno “generazione Y”, a causa della forma delle cuffie intorno al collo. Saremmo apatici e scombussolati, frutto delle nuove tecnologie e di Internet. Eppure se tutta la schiera dei nostri “fratelli maggiori” hanno accettato senza borbottare l’idea di vivere gli ultimi tempi della vita sulla terra, noi non ci adegueremo. Abbiamo scelto di vivere e di batterci. Ci dicono di volare verso degli “exo-pianeti” quando quello su cui siamo sarà infangato, allorché qualcuno di noi fa già fatica a tornare a casa la sera per mancanza di pullman. E’ dalla scuola materna che ci “sensibilizzano”: bisogna fare la raccolta differenziata, spegnere le luci, fare prova di civismo. E poi gli stessi predicatori, arrivano con i loro grossi zoccoli e inzozzano i nostri piccoli sforzi a colpi di cemento, di pesticidi, di nucleare. Ma tutto quello è per la “crescita”, che finisce per diventare “l’obesità” di un sistema che non vede arrivare il mal di fegato planetario. Arriviamo nel merdaio senza promesse di lavoro e l’assunzione d’altronde, dà un senso al lavoro che facciamo? Vogliono dei mestieri, ci catapultano come carne-tutto-fare, sei mesi qui, tre mesi là… Bisognerà andare un po’ a Lille, un po’ a Marsiglia, poi vivere nella propria macchina nei tempi vuoti. Questa “precarietà” sarà per estenzione, anche quella dell’alloggio e la povertà diventerà urlante, là dove i nostri vecchi sapevano compensarla per cumulo di stratagemmi, legami con il vicinato, attrezzi e stock, conserve e giardinaggio…
Dicono che siamo marci guasti perché vedono i telefonini nelle nostre tasche, ma il capitalismo ci ha resi poveri in autonomia, in legami di solidarietà, in libertà anche, tanti piccoli niente che separano il semplice dal miserabile. I nostri genitori hanno lavorato duro per consumare: adesso hanno il tumore e a natura è saccheggiata. Questa traiettoria non può interessarci: sfinirsi per nuocere all’interesse comune aspettando il proprio turno in kemioterapia. Farai un esposto sull’energia rinnovabile, il commercio equosolidale o l’agricoltura bio, avrai un buon voto ma durante quel tempo ci sarà l’ennesima conferenza internazionale sul clima a Doah, a Copenhagen o a Parigi senza che sia presa nessuna decisione. Rientrando a casa in aereo, un eletto di provincia sorvolando la sua città dirà “toh, la mia città è piccola vista dal cielo, bisognerebbe ingrandirla!” e farà costuire un secondo o un terzo aeroporto, uno campo di calcio, una torre. La generazione “Y” se ne sbatte della visibilità internazionale, non siamo in concorrenza con i popoli del mondo. Le terre agricole invece sono in concorrenza con il cemento e gli aeroporti. Nel 2012, quando la data di una si-dice fine del monde si avvicina, la lotta per la vita ha preso un nuovo slancio a Notre-Dame-des-Landes, sul sito del futuro aeroporto inutile della regione di Nantes.
Questo movimento di occupazione e di resistenza locale prende una dimensione più generale con la creazione di comitati di sostegno ovvunque in Francia e anche all’estero. Contare sulla crescita del trasporto aereo dice molto sulle ambizioni ecologiche attuali. Qualcuno dice che l’omosessualità è contro natura e poi sviluppano il clonaggio e gli OGM. Gli altri dicono che “l’energia è il nostro avvenire, risparmiamola” e costruiscono gli aeroporti. Non abbiamo nessuna fiducia in loro per organizzare le nostre vite. Sbarriamo loro la strada nei boschi, nei campi, nei nostri licei, nelle nostre facoltà!
La generazione “Y”
Per informarsi sul movimento:
www.rue89.com/notre-dame-des-Landes
Per trovare un comitato di sostegno vicino a casa:
Ritiro delle truppe francesi a Notre-Dame-des-Landes/Ritiro dei porci dai boschi bretoni