É trascorso appena un giorno dall’operazione congiunta di Digos e Ros che ha portato all’arresto di 7 compagni in Trentino. I reati contestati sono quelli di associazione sovversiva con finalità di terrorismo (art.270bis) e attentato per finalità terroristiche o di eversione (art.280).
Il poco tempo trascorso e le dimensione dell’operazione – oltre agli arresti sono state effettuate più di 30 perquisizioni – non permettono ancora di avere un quadro preciso degli episodi contestati e dell’ipotesi investigativa, allo stesso modo non si conoscono ancora in quali carceri i compagni sono stati rinchiusi.
Non abbiamo bisogno però di altro tempo o notizie più precise per dire chi sono i compagni arrestati e gli altri a vario titolo coinvolti nell’operazione di ieri.
Sono compagni da anni impegnati, nelle città in cui vivono e non solo, nelle lotte contro guerra e militarismo, contro le frontiere, le retate e il vento reazionario che sempre più ammorba l’aria un po’ a tutte le latitudini. Contro le carceri e la violenza poliziesca. Compagni determinati a non lasciare alcuno spazio e agibilità ai fascisti, a battersi contro i tanti progetti di devastazione dell’ambiente, dalla linea ad alta velocità Verona-Brennero al vallo tomo di Mori. Compagni che in tante occasioni sono stati al fianco di chi lotta contro il continuo peggiorare delle condizioni di lavoro.
Compagni che nel corso di tanti anni abbiamo avuto modo di conoscere e stimare, per il loro coraggio e la loro serietà. Compagni preziosi.
L’operazione di ieri, come quella del 7 febbraio a Torino, ha il chiaro intento di togliere dalle strade chi lotta e al contempo far loro terra bruciata intorno. Un tentativo quest’ultimo destinato a fallire: le relazioni di solidarietà con tanti uomini e donne, createsi nel corso dei tanti anni di lotta a Trento, Rovereto e dintorni, non verranno incrinati in un battibaleno dal lavoro congiunto di magistrati, poliziotti e giornalisti. Lo possono mostrare del resto le ultime settimane torinesi.
Ma non basta. Davanti al chiaro intento di privare le lotte di numerosi compagni, della loro energia, del loro entusiasmo e coraggio, ognuno deve metterci qualcosa di più. Ciò che sta accadendo a Torino in questi giorni, mostra chiaramente che lo sgombero dell’Asilo e gli arresti hanno fatto saltare il coperchio a una pentola sobbollente da tempo. La paura e il senso d’impotenza e frustrazione, che sembravano avvolgerci come una cappa, si sono diradati, lasciando spazio alla rabbia, alla voglia di discutere e agire contro le politiche di questo governo e di chi amministra questa città.
Per impedire che l’aria torni a farsi irrespirabile, che la ruspa guidata da Lega e M5S possa continuare a procedere spedita, ci sarà bisogno del cuore e dell’intelligenza di tanti. Lo spazio che si è aperto va alimentato.
macerie @ Febbraio 20, 2019
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All’alba del 19 febbraio è scattata un’operazione repressiva a Trento e a Rovereto.
Sette arresti, sei in carcere e una ai domiciliari, decine di perquisizioni, una trentina di indagati con accuse molto pesanti.
I reati contestati sono quelli di associazione sovversiva con finalità di terrorismo (art.270bis) e attentato per finalità terroristiche o di eversione (art.280).
I compagni e le compagne arrestati sono attivi da anni contro il militarismo e il fascismo, nelle lotte ambientali e contro la macchina delle espulsioni e e frontiere.
Quest’operazione, costruita congiuntamente da Ros dei carabineiri, Digos e antiterrorismo, rappresenta un ulteriore tassello nella strategia repressiva della Procura trentina.
Il clima in regione era avvelenato da tempo da una dura campagna stampa contro gli anarchici.
Alcune perquisizioni hanno toccato ambienti di solidali e compagni di lotta nel chiaro intendo di intimorire e dividere.
Ne abbiamo parlato con Errico, un compagno di Trento.
Un’ulteriore cronaca e approfondimento dei fatti, con un altro compagno di Trento, durante la trasmissione “Macerie su Macerie”