fonte: https://ilsimplicissimus2.com/2020/04/04/morire-per-asfissia/
Da qualunque parte legga mi accorgo sempre di più come la crisi che stiamo vivendo non venga interpretata nella sua reale dimensione: essa è considerata e narrata come un’emergenza medico – sanitaria, mentre si tratta in realtà di una crisi organizzativo – amministrativa oltreché politica. L’idea di segregare la popolazione, peraltro di una sola provincia, è nata in Cina come risposta totale a quello che era e comunque era sentito come un attacco geopolitico diretto a screditare i vertici di potere, ma poi si è trasferita in Occidente, in un diverso contesto, nel quale la prigionia delle persone non rispondeva ad alcun criterio medico, ma alla necessità di non far crollare i sistemi sanitari gravati da decenni di tagli o di mettere in crisi i sistemi assicurativi. privatistici Anche una volta accertata la scarsa letalità del Covid, paragonabile a una sindrome influenzale, si è pensato che la sua rapidissima diffusione avrebbe ben presto saturato i presidi sanitari, – e costituito in seguito la base per una contestazione radicale dei sistemi di governance neo liberista. L’isolamento avrebbe invece rallentato il diffondersi del virus e avrebbe reso possibile affrontare la situazione: se andiamo a vedere l’entità delle misure di segregazione prese nei vari Paesi, esse corrispondono quasi esattamente allo stato in cui versa il sistema sanitario e si va dal niente della Svezia che tuttavia vanta la letalità più bassa ,al massimo dell’Italia dove peraltro l’ospedalizzazione e la disorganizzazione si sono rivelati il miglior sistema di diffusione del contagio, specie in alcune aree specifiche.
Dunque la risposta al problema è stato di tipo tecnocratico – amministrativo e non sanitario e men meno di cura e attenzione nei confronti del diritto alla salute anche perché il tentativo di rallentare la diffusione del Covid con provvedimenti draconiani presenta un aspetto estremamente negativo, ovvero la possibilità, anzi la quasi certezza di endemizzare il virus nonostante il prolungamento folle del periodo reclusivo. Ma il far prevalere la logica tecnico – amministrativa su quella medica, tendendo un intero Paese chiuso in casa e facendone crollare l’economia, ha reso necessario enfatizzare in maniera drammatica il pericolo, non superiore e anzi probabilmente più modesto rispetto alle normali epidemie influenzali, creando la narrazione della pestilenza, laddove essa può invece essere essenzialmente individuata più che nel virus nel venire via via meno del diritto alla salute. Ma non è soltanto l’amministrazione e l’elite tecnocratica che da troppo tempo ha sostituito una politica composta esclusivamente di facce e non di idee, ad aver preso la mano e a porsi come unico “dittatore” perché anche i banchieri e in finanzieri hanno colto l’occasione per aumentare il proprio potere. In maniera anche sfacciata: l’ex premier britannico Gordon Brown che fu anche cancelliere dello scacchiere, ovvero ministro delle finanze, sul Financial Times si augura che la crisi del Covid possa servire a fare ciò che non fu possibile nel 2008, ovvero l’istituzione di un governo finanziario mondiale sottratto a qualsiasi controllo democratico al posto della concertazione dei vari G8, G7, G20 e compagnia cantante.
Per inciso va detto che queste scelte e i giochi di potere che vi si inseriscono o che potrebbero anche esserne l’origine e che comunque oggi sono i principali progonisti della paura, costituiscono in effetti un ulteriore e forse più importante rischio per la salute: studi fatti su eventi di tipo sanitario che hanno avuto una mediatizzazione ansiogena hanno mostrato che la paura porta a comportamenti irrazionali e pericolosi che finiscono per aumentare i rischi invece di diminuirli e proprio in quelle fasce di popolazione che dal punto di vista medico avrebbero meno da temere. Sono convinto che in Italia saranno molti di più i morti indiretti per mancata assistenza causa emergenza che quelli del Covid. In compenso abbiamo capito bene e fino in fondo che l’Europa non è mai esistita, che gli strumenti e le logiche con le quali opera non sono diverse da quelle degli strozzini o dei nemici e infine , ultimo, ma non ultimo, che senza sovranità monetaria collegata alle scelte di fondo di una società e non a potentati finanziari o all’illusorio mercato fatto poi da un branco di pescecani, nessun Paese o conglomerato di Paesi può affrontare crisi di questo genere, senza essere depredato fino all’osso.
Per finire ogni posizione che parta non dalla realtà, ma dall’accettazione supina della narrazione e della sua retorica delle bare e dei numeri taroccati, non ha alcuna speranza di poter incidere nella realtà presente e in quella futura, proprio perché non vede la reale natura della crisi e se anche critica a fondo l’operato delle elite tecnocratiche e amministrative, non ne mette in questione la prevalenza rispetto agli aspetti medici e politici , né è attrezzato a comprendere lo sfruttamento dell’epidemia da parte del potere reale sia esso economico e finanziario o geopolitico.