Torino: Dissociat*, infam* eppur frocie! A proposito di violenza e anormalità dentro il corteo contro lo sgombero dell’Asilo e gli arresti [ITA]

Dissociat*, infam* eppur frocie!
A proposito di violenza e anormalità dentro il corteo contro lo sgombero dell’Asilo e gli arresti.

È l’alba del 7 febbraio a Torino, quando Chiara Appendino e la sua giunta pentastellata si assumono la responsabilità politica di sgomberare militarmente l’Asilo, occupato da 24 anni. Sei compagn* arrestat* con l’accusa di Associazione sovversiva per la lotta contro i Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio de* migrant*). Chiara Appendino e la sua giunta: gli stessi che da anni portano avanti una profumata opera di ”lavaggio rosa” dichiarandosi amici di una supposta Identità lgbtq*ia+, per legittimare quella guerra ai poveri chiamata riqualificazione delle periferie. Con questa strategia di governo, a Torino come altrove, il Comune elargisce diritti ai “cittadini gay” per ripulirsi l’immagine ed oscurare la propria violenza contro poveri, reietti e fuorilegge. Riconoscimento in cambio di supporto politico, assimilazione in cambio di silenzio: a Torino la Normalità Gay – quella bianchissima, borghese, sposata, satolla di soldi, documenti e diritti – ripulisce l’immagine di sfratti, sgomberi, deportazioni e arresti a 5 stelle. Privi di qualunque carica sovversiva, corpi un tempo considerati “anormali” sono oggi complici attivi dei padroni di questa città.

D’altronde non ci sorprende che ci siano una marea di frocie e associazioni lgbtiq di ogni risma perfettamente integrate dentro al capitalismo urbano e conniventi con chi governa Torino. Lo ribadiamo chiaramente, se ancora ce ne fosse bisogno: non esiste una Identità lgbtq*ia+ universale e definirsi frocie non rende di per sè affin*, complic*, compagn*.

È proprio di ieri l’ennesimo gesto infame di una parte dell’associazionismo lgbtiq torinese: il comunicato del Maurice glbtq in merito al corteo di sabato 9 febbraio contro lo sgombero dell’Asilo di via Alessandria 12 e gli arresti durante l’operazione Scintilla. Evidentemente alcuni “cittadini gay” non traggono occasione da questa ennesima ondata repressiva per riflettere seriamente – una volta per tutte – sulla propria connivenza con l’amministrazione pentastellata. O per criticare le politiche di “lavaggio rosa” di questo governo urbano. O per interrogarsi sulla violenza della “normalità” che Chiara Appendino, nell’elogiare l’operato di Questura e forze dell’ordine, vorrebbe imporre a Torino. Su questo la storia dei corpi da secoli definiti “anormali” in Occidente qualcosa potrebbe suggerire. Invece il Maurice glbtq sceglie di reificare una narrazione composta e legalitaria, prendendo le distanze dalla rabbia che esplode per strada, dai corpi indocili che in questi giorni di resistenza hanno cercato di difendere l’Asilo, tentando giustamente il contrattacco alla violenza di Stato, per riprendersi uno spazio che per 24 anni ha pulsato di vita e che oggi viene murato dentro una zona rossa di morte.

Il Maurice glbtq si dissocia dalla rabbia del corteo, mentre porge i propri omaggi ad un arrestato gay, imponendogli tra l’altro una visibilità senza consenso, al pari dei pennivendoli. Una presa di posizione intrisa di identitarismo e perbenismo, che non parla certo per quelle soggettività anormali che lungo decenni hanno lottato radicalmente contro la famiglia eterosessuale borghese patriarcale e contro la violenza di Stato. Condannare le azioni del corteo come espressioni di un “maschile mal vissuto” è l’altra faccia di questa violenza e delle sue logiche paternaliste e patologizzanti. Molto lontano dalla tanto rivendicata intersezionalità delle lotte, che di sicuro non è un mero elenco di identità o appartenenze, nè tantomeno un infame distinguo tra i buoni docili, normali, visibili e i cattivi riottosi, indecorosi, marginali. Noi frocie che ci viviamo differentemente tanto il maschile quanto il femminile, dentro quel corteo ci siamo state fino in fondo, con tutta la nostra rabbia. Contro chi a Torino reprime, sfratta, sgombera, arresta e deporta in nome della normalità e del decoro. Dall’Asilo ai Cpr, ai campi rom, al balon.

Complic* e solidal* con l’Asilo e con gli/le arrestat*!

SILVIA, LARRY, NICCO, BEPPE, GIADA, ANTONIO, ANTONELLO, IRENE, GIULIA, FULVIO, GIULIA, CATERINA, MARTINA, CARLO, FRANCESCO E ANDREA LIBER*!
Tutt* liber*!

Il nostro pensiero va anche alle galline che hanno resistito fino all’ultimo allo sgombero dell’Asilo.
Toutes les poules détestent la police!

Che la nostra rabbia possa spazzar via la normalità fascista.

Alcun* anormal* di Torino

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Partiamo dallo sgombero manu militari dell’Asilo occupato, di cui la giunta pentastellata si è assunta la responsabilità politica, per mettere a fuoco una strategia di governo molto attuale, a Torino come altrove: il pinkwashing. L’occasione è fornita dal recente comunicato dello storico circolo GLBTQ “Maurice”, che – tirando in ballo Genova 2001 – ha condannato e si è dissociato dalle pratiche di autodifesa ed attacco messe in campo dal corteo contro lo sgombero dell’Asilo e gli arrestati del 9 febbraio, in quanto “sintomi di un maschile mal vissuto”.

Alcun* anormal* di Torino hanno criticato questa presa di posizione, attraverso lo scritto Dissociat*, infam* eppur frocie! A proposito di violenza e anormalità dentro il corteo contro lo sgombero dell’Asilo e gli arresti.

Ne parliamo con due di loro:

Emblematico rispetto a questa strategia di governo, tramite cui i diritti civili servono a ripulire l’immagine di sfratti, sgomberi, deportazioni e arresti a 5 stelle, è il caso dell’Ex Moi. Giovedì si è concluso il primo grado di giudizio del processo che ha visto imputati 4 occupanti, accusati di aver intralciato il capillare censimento messo in atto dall’équipe ai fini dello sgombero piú imponente degli ultimi anni.

Ne parliamo con Nicolò del Comitato Ex Moi Occupata Rifugiati e Migranti:

 

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