E così questo moderno modello che avrebbe dovuto assicurarci certezze, benessere, comodità da esportare in tutto il mondo crolla come un castello di carte, mettendo in luce il buon vecchio meccanismo del produci-consuma-crepa che da decenni i movimenti denunciano e contro cui lottano. In Italia il modello del capitalismo neoliberale basato sul consumo, si è creato il proprio consenso attraverso una democrazia rappresentativa che altro non è che un governo di politicanti incapaci asserviti al denaro e intenti solo a conservare il proprio potere. Questo teatrino si dimena oggi di fronte all’emergenza sanitaria, cercando il modo di muoversi in un territorio depredato negli anni da politiche gestionali avide e corrotte, in una società impoverita che vede aumentare ogni giorno il divario sociale ed economico. Il potere statale tenta di strumentalizzare la confusione legata al continuo bombardamento di informazioni e avvalersi dello stato di infantilismo derivante da un sistema iper-burocratizzato che deresponsabilizza gli individui. Usa altresì il mito della sicurezza per legittimare l’aumento della concentrazione di potere e del controllo attraverso mezzi tecnologici, digitali e mediatici a scapito delle libertà individuali. Crediamo sia necessario riappropriarsi della gestione della propria vita. Le misure di autosegregazione e distanziamento messe in atto dal governo stanno comportando delle conseguenze psicologiche e sociali che minano la capacità di agire di un’intera generazione; il recente aumento dei suicidi, dei TSO e ricoveri in psichiatria sono un monito del dilagare della paura e del senso di sconforto, solitudine e impotenza. L’anarchia è oggi alternativa tangibile a tutto ciò. Per quanto il periodo renda ingestibili le consuete cene del venerdì e della domenica, il Barocchio rimane uno spazio per praticare l’autogestione e la solidarietà nella forma della bellavita, in netto contrasto con la logica economica che oggi regola i rapporti sociali e produttivi. La domenica pomeriggio, dalle 14 in poi, le porte saranno aperte al confronto, alle nuove proposte di attività, iniziative in città, alla condivisione degli spazi di autoproduzioni e laboratori (serigrafia, officina, falegnameria, palestra, forgia), alla cura del luogo attraverso azioni di manutenzione della casa e dell’orto, o anche solo allo svago e ai momenti di convivialità, per praticare insieme la realtà libertaria.
BAROCCHIO SQUAT 11/11/2020 Strada del barocchio 27, Grugliasco, TO Bus: 17 17/ 55 56 66 44 https://barocchio.squat.net/
Per i 28 anni di occupazione il Barocchio scende in strada con la sfilata degli anticorpi. Alta moda pronta contagiosa. Modelli autoprodotti negli ateliers del Barocchio e a casa, nelle ore piccole, dalle sartine torinesi. Saranno battuti all’asta la notte stessa al Barocchio squat, sulla west- coast della nostra cefalopoli, per un pugno di vil-denaro a sostegno di radio BlackOut. Ma soprattutto la musica nelle strade del pieno centro di Torino (Balon, Porta Pila, Municipio, Garibaldi, Castello, cortile Carignano) si muove con i suoi imprevedibili performer e le sue splendide indossatrici – anche travestit a e i o u – per rompere la cappa di rimbambimento che sembra gravare da fine febbraio su ogni forma di vita sovversiva. Mai la società si è ridotta ad essere così succube dello Stato. Pochi realizzano che non siamo sulla stessa barca. Nella consapevolezza che, “per il nostro bene” in nome della salute – attraverso la paura della morte – contando sull’imbecillità di gregge, ci vengono negate le più elementari libertà: manifestare, scioperare, riunirsi e anche esprimersi, tutto è vietato e punito. Chi si permette qualcosa del genere non è più considerato un ribelle ma un untore, additato al pubblico ludibrio, se non linciato in diretta. Ci restano soltanto le “libertà” fondamentali di ogni regime totalitario: lavorare (se serve a loro) consumare (merda) e naturalmente crepare. La dittatura democratica. Mai come in questo periodo di epidemia si è avvertita la potenza manipolatrice della televisione. Il resto del disastro lo mettono in scena i social nella zuffa intestinale fra pensiero unico e negazionisti-complottisti, dove ogni critica è immediatamente bollata così, e il pensiero unico stesso provvede a rifornire, anche sottobanco, di copiose idiozie i propri detrattori. La natura specialistica (medica) della questione epidemica è l’ideale per il monopolio di Stato e la centralizzazione da parte del Potere. Assistiamo allo sfondamento della terminologia imperiale di moda, che conferisce una vernice di autorevolezza (?) e di scientificità (?) ai nostri carcerieri: lockdown, cluster, coronavairus imperversano fra un range e uno step, non solo sulle bocche di politici ignoranti e impresentabili, ma purtroppo sono l’ABC insostituibile nei discorsi correnti – sono i termini del contesto – non ci si può esprimere diversamente da questo linguaggio ridicolo e servile, pena non essere capiti. Quando il cretinismo avanza, uscire dalla palude significa isolamento e sospetto. In politica, dopo alcune intuizioni geniali della critica radicale all’inizio della “pandemia” (esempio: il virus è stato costruito in laboratorio è un prodotto di Stato, traetene le conseguenze) arenatesi sull’indimostrabilità scientifica, è calato un tragico silenzio della mente, che si manifesta con penosi continui farfugliamenti, battibecchi di chiesette e ubriacature internettistiche. Come cento anni fa l’estrema destra approfitta dell’immobilismo e cavalca, snaturandole in modo demagogico, le espressioni di critica più estreme: il covid non esiste, siamo tutti no-vax e no- mask (generale Pappalardo e gilè arancioni). E i fascisti tornano prepotentemente in piazza per impadronirsene, berciando libertà-libertà… e sventolando insulsi tricolori. La risposta è un anno di tragico nulla delle piazze sovversive e antagoniste, che non riescono a esprimere alcuna contestazione se non in sporadiche e isolatissime azioni – ormai calndestinizzate – Siamo vicini ad un punto di non ritorno, nel senso che la libertà che ci hanno tolto non tornerà più. Ricordando che la privazione della libertà è una violenza, bisogna cominciare a reagire in modo corale a tutte le violenze cui siamo sottoposti, non bastano più performer e gesti individuali. Bisogna trovare il bandolo della matassa e agire, subito di conseguenza, con estrema durezza ma soprattutto insieme. E magari illegalmente, visto che le libertà conquistate ce le siamo lasciate sfilare in nome della salute, di fronte ad una minaccia di morte. Agire subito, senza aspettare l’ora d’aria. Sennò la fine dell’epidemia sancirà la fine della nostra libertà individuale.
Against War in Արցախ | Qarabağ Decolonial, antifascist and ecofeminist statement from ArmeniaOctober 12, 2020 Before proceeding with our statement, let us state that we found it important to situate our position in circumstances stemming from very specific geographic and political conditions and decisions which preceded the unfolding of war in 2020. Violence is not abstract and quietist; neither should we be. THE (COLONIAL) ORIGINS OF THE CONFLICT The Արցախ / Qarabağ conflict, a dispute over the landlocked region labeled as “Nagorno-Karabakh” in the so-called “South Caucasus,” is a colonial product dating back to the early Soviet times when Joseph Stalin – then acting as the Commissar of Nationalities for the Soviet Union, made a decision to transfer Արցախ / Qarabağ, inhabited by a majority of indigenous Armenian population, under the control of oil-rich Azerbaijan SSR, in order to strengthen its own alliance with then seemingly pro-socialist Ataturk’s Turkey. During Soviet years the Nagorno-Karabakh Autonomous Oblast (NKAO) remained a self-governing territory within the jurisdiction of Soviet Azerbaijan, with a majority Armenian and a minority Azerbaijani, Russian, Ukrainian, Belarusian, Greek, Tatar and Georgian populations until the end of USSR. THE MODERN PERIOD AND THE 1988-1994 WAR In February 1988, after decades of experiencing biased and oppressive, settler colonialist policies of Azerbaijani SSR towards the Armenian population in NKAO, mass demonstrations in favor of Արցախ / Qarabağ’s unification with Armenia were held first in the region’s capital Stepanakert and then in Yerevan. Soon, the NKAO Supreme Council issued a request to transfer the region to Soviet Armenia. These attempts of self-determination, however, were met by an anti-Armenian genocidal pogrom in the coastal Azerbaijani city of Sumgait, and then two similar pogroms in Kirovabad and Baku, the latter in January 1990. Such tensions quickly evolved into guerilla warfare between the two sides, and on September 2, 1991 the Nagorno-Karabakh Republic was proclaimed in Stepanakert, and then approved through a referendum in December. It was met with rejection by Soviet Azerbaijan’s government once again, boycotted by the region’s 20% Azerbaijani population, but democratically passed with 99,98% voting “for” the independence. Azerbaijan declared its independence from the Soviets only a month later, on October 18. Despite the fact that the very rationale of Azerbaijan’s independence is grounded in the self-determination principle of international law, reserved in the Law on Secession from the USSR and the USSR Constitution and protected in Chapter I, Article I of the UN Charter and the International Covenant on Civil and Political Rights as a right of “all peoples,” NKAO’s own declaration of independence — an attempt to undo Stalin’s unjust imperial maneuver—was met with denial and violence, thus making the newly-born Azerbaijani Republic no less than a colonizing state itself. The clashes grew into a full-scale destructive war of 1992-1994, where post-Soviet Russia (more openly) and NATO ally genocidal Turkey (more discreetly) were taking sides based on their geopolitical goals and imperialist ambitions, leading to a volatile ceasefire based on the Bishkek Protocol in 1994. Tens of thousands, including civilians were killed during the war that witnessed horrible episodes such as the Khojaly massacre of Azeri civilians, hundreds of thousands were displaced from both sides, and a large part of the once NKAO plus 7 adjacent territories ended up under the control of the Armenian forces.
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Testo di un naturopata francese: ′′ E’ alquanto fastidioso che giorno dopo giorno e sempre di più, nel cuore della pandemia, i mezzi di comunicazione non danno spiegazioni sul funzionamento del nostro sistema immunitario. Siamo costantemente esortati a cercare protezione esterna che ci salvi: acquistare maschere, acquistare gel idroalcolici (senza specificare che questi gel non devono essere usati per diversi giorni di fila perché, a base di etanolo, elimineranno la prima barriera immunitaria naturale del nostro corpo: le batteri e film lipidi della nostra pelle, che è una barriera per i virus… [Questo è dovuto anche all’uso eccessivo di prodotti antibatterici negli ultimi anni, e ad un malinteso sul ruolo dei batteri nella nostra immunità, che i nostri corpi diventano più sensibili anno con anno.] Più usiamo questi gel a base di alcool, più permeabili e sensibili ai virus diventa l’epidermide… Diamo priorità ai saponi classici! Poi i media iniziano a parlarci di una soluzione che verrebbe anche da fuori: un futuro trattamento farmacologico o un vaccino le cui valutazioni dell’autorizzazione all’immissione in commercio saranno sicuramente trascurate per motivi di ′′ emergenza “… In che MOMENTO è stato spiegato alla popolazione che tutti hanno la capacità di rafforzare naturalmente il proprio sistema immunitario in pochi giorni (i giovani) o in poche settimane? Questo certamente non eviterebbe la diffusione del virus, ma rafforzerebbe le nostre difese contro di lui e quindi ridurrebbe la proporzione di casi gravi, per guarire molto più velocemente a casa. Perché non coinvolgere nei canali informativi, che dedicano il 95 % del loro tempo su questo argomento per diverse settimane, ai professionisti della sanità che parlano di prevenzione, come nutrizionisti, naturopati, omeopati,, fitoterapisti, che potrebbero realizzare un immenso lavoro di informazione e prevenzione vicino al pubblico e così alleviare i medici che sono in prima linea? Perché non dire alla gente che mangiare spazzatura, come i prodotti industriali trasformati e raffinati, è la prima cosa che distrugge le nostre difese immunitarie? Che l’efficienza del nostro sistema immunitario dipende strettamente dalla qualità della nostra flora intestinale (e quindi dalla qualità di ciò che mangiamo) Che verdura e frutta viva, cruda, locale e stagionale sono il modo migliore per incrementare rapidamente le nostre riserve minerali, necessarie per l’immunità. Perché non spiegare che il digiuno rafforza il sistema immunitario in soli 3 giorni? Perché non parlare dei benefici della doccia fredda che in pochi giorni aumenta il livello di alcuni linfociti T? Perché non spiegare che piante come l’echinacea, l’astragalo, il sambuco, lo scaramusso, nelle loro forme concentrate, aumentano le difese immuni in poche settimane? (allora avremmo avuto tempo da quando è apparso il virus…) Perché non parlare dell’efficacia degli oli essenziali antivirali, oltre a Vit C ad alte dosi e minerali traccia come zinco e selenio? Perché non parlare dell’importanza dell’attività fisica e degli studi recenti che provano la rapida efficacia dello yoga per rafforzare il sistema immunitario? Perché non spiegare che la paura è un potente immunosoppressore? E perchè invece è l’unica emozione trasmessa in questo momento dai principali media che generano un livello d’ansia che indebolisce ogni giorno di più…? Perché non spiegare alle persone che hanno dentro di esse un potenziale di difesa e guarigione che è infinitamente più potente di qualsiasi droga al mondo e che può essere attivata rapidamente? Il nostro CORPO è una vera macchina per la guarigione. In questo periodo in cui finalmente abbiamo del tempo, è tempo di interessarci al nostro proprio funzionamento, rivendicare il nostro potere personale, prendere il controllo della nostra salute e del nostro futuro.
Giovedì dalle 11 alle 13 sulle libere frequenze di Radio Blackout 105.250 esploreremo l’argomento!
Il crollo del paradigma che ha accompagnato l’occidente dalla seconda
guerra mondiale in poi, ma fondato nell’età delle rivoluzioni, è sotto
gli occhi di tutti: la disgregazione geopolitica e la perdita di potere
relativo rispetto al resto del mondo fino a qualche decennio fa
impotente, va di pari passo con quella politica e sociale: se qualcosa è
visibile ad occhio nudo e senza bisogno di alcun microscopio
concettuale, quella è la riorganizzazione oligarchica ed autoritaria del
sistema globalista che fino ad ora si era in qualche modo mimetizzato
scambiando la moneta buona delle libertà sociali e dei diritti con
quella fasulla del consumismo sfrenato e della permissività
narcisistica, facendo finta che avessero il medesimo valore. Poi,
proprio all’inizio del secolo, le oligarchie hanno aperto un nuovo
mercato parallelo ovvero quello dello scambio tra libertà e sicurezza
aperto dalla stagione del terrorismo.
Tutto ha funzionato egregiamente fino a che il trasferimento di
ricchezza reso possibile da questa logica sociale e antropologica non
ha talmente aumentato le disuguaglianze e impoverito i ceti popolari e
medi da suscitare una reazione la cui forza non era stata messa in conto
e contro la quale è stato anche poco efficace la mobilitazione dei ceti
colti collaterali al globalismo che hanno invece dimostrato la loro
subalternità. Così le oligarchie del denaro hanno cominciato ad alzare
la posta affinché gli avversari fossero impauriti da qualche bluff: ed
ecco che dai meandri di una scienza ormai inscindibilmente legata e
collegata al capitale, è arrivato il virus fine di mondo. una sindrome
influenzale e niente di più, ma preparata da anni di simulazioni e di
esternazioni nei think tank, per essere l’incarnazione della peste. Lo
si capisce benissimo dal fatto che governi ormai sussidiari alle
politiche economiche siano stati presi dal panico e si siano rivolti a
quelli che venivano considerati guru dell’ epidemiologia per di loro
cosa fare e quale sarebbe stato l’impatto dell’epidemia. In particolare a
“modellizzare” lo sviluppo del contagio e grosso modo il numero dei
morti atteso è stato il matematico Neil Ferguson dell’Imperial College
di Londra e il dottor Richard Hatchett della CEPI (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations),
ex collaboratore del segretario alla Difesa USA, Donald Rumsfeld.
Questo è davvero straordinario perché entrambi questi personaggi hanno
dietro di sé una clamorosa scia di fallimenti: in particolare Ferguson,
previde nel 2002 50 mila morti per la famosa mucca pazza e in 30 anni le
vittime presunte sono state 198; nel 2005, affermò che fino a 200
milioni di persone sarebbero state uccise dall’influenza aviaria, ma in
tutto il pianeta si ebbero 48 morti; nel 2009 Ferguson e il suo team
dell’Imperial College informarono il governo che l’influenza suina o
H1N1 avrebbe probabilmente ucciso 65.000 persone nel Regno Unito. Alla
fine ne sono morte 457. Questa volta ha previsto mezzo milione di morti
in Gran Bretagna che non ci sono ovviamente stati, ma qualunque persona
si chiederebbe come mai ci sia ricolti a queste persone per avere dei
lumi.
C’è una strana e tragica coincidenza tra previsioni: all’inizio i
modellatori epidemici alla Neil Ferguson prevedevano 60 milioni di morti
nel mondo a causa del Covid, adesso la stessa cifra viene prevista da
un istituto di ricerca inglese per i decessi causati dai disastri
sanitari ed economici dovuti alla paura del virus. Insomma la previsione
apocalittica iniziale sbagliata o dolosamente falsata per soddisfare le
brame vaccinali di Big Pharma e filantropi assortiti, ha destato tanto
allarme da rischiare di ottenere lo stesso effetto attribuito al virus,
ma per altre cause. Adesso i decessi attribuiti al virus,
secondo criteri e protocolli a dir poco incerti e gonfiati, sono circa
300 mila, una cifra 200 volte inferiore a quella che ha fatto andare in
tilt il mondo e la metà di quelle provocate delle normali ondate di
influenza stagionale. Ma come in un feroce contrappasso, questa follia
avrà un costo umano enorme, che in un certo senso sostituirà il virus.
I morti sono in realtà sono pochi su scala planetaria e pochissimi se
si tiene conto che dappertutto, anche per ragioni di lucro, le cifre
sono state gonfiate a dismisura grazie anche a test del tutto
inaffidabili, come molti medici denunciano o come si comincia a vedere
dalle marce indietro degli organi ufficiali, come ad esempio l’Istituto
superiore di sanità che il 5 giugno ci ha fatto sapere di non essere in
grado di stabilire la reale causa di morte dei 33 mila e passa
spacciati tout court come vittime del Covid, parandosi così il sedere
rispetto ad ogni eventualità futura di indagini: già li sento, “Noi non
abbiamo mai detto… sono stati i media, è stato il governo…” Come se ciò
non bastasse la massima causa di decessi sia in Europa che in Nord
America è stato dovuto a terapie sbagliate nella fase iniziale
(nonostante dalla Cina fossero arrivate indicazioni precise sul fatto
che si che il virus inducesse trombosi e non provocasse polmonite) , ma
soprattutto alla demenziale concentrazione proprio delle persone a
rischio negli ospedali o nelle Rsa, queste ultime oltretutto con molto
personale precario, dunque con contratti in due o tre strutture diverse
che ha contribuito alla diffusione del virus. Tutto questo, assieme alle
segregazioni che si sono rivelate non solo inutili ma addirittura
controproducenti oltre che assurde e divisive permettendo, anzi
obbligando la continuazione di alcune attività e bloccandone altre, ha
causato una crisi dei sistemi sanitari nella loro totalità per cui ogni
altra patologia è stata trascurata e messa da parte : i cardiologi sia
in Italia, che in Germania denunciano l’aumento esponenziale dei decessi
per infarto (+ 30%) mentre è più che raddoppiata la mortalità per le
altre patologie cardiovascolari; dal canto loro gli oncologi denunciano
l’effetto nefando della sospensione delle cure contro i tumori, mentre
si comincia a calcolare in termini statistici il numero di morti dovuto
al rinvio di interventi, di accertamenti diagnostici, di visite di
controllo o del semplice intervento del medico di famiglia divenuto
praticamente inaccessibile.
Volete
veramente capire come funziona il Coronavirus? Bene non c’è alcun
bisogno che vi dedichiate alla virologia, una materia evidentemente
piuttosto ostica per la premiata sanità lombarda che si è squagliata e
che ha commesso errori su errori in preda al panico, no basta vedere
cosa è successo nel mondo: Sanders si è ritirato dalla lotta per le
elezioni presidenziali Usa, la BlackRock la più grande società privata
di investimenti è stata a chiamata a gestire il flusso di denaro della
Federal reserve, i gilet gialli in Francia hanno dovuto assopire le loro
lotte, in Ungheria ci sono le leggi speciali, dovunque è stata
sdoganata l’idea di una restrizione delle libertà individuali e le
facoltà di controllo massivo sono arrivate al loro diapason mentre
l’Italia è diventata la Grecia ed è in attesa di essere depredata con
un governo di incapaci e di felloni al limite del ridicolo cerca di dire
che non è successo nulla e rincara la dose di paura e di miliardi
immaginari per tenersi in sella. Al potere globalista è bastato fare bau
per sparigliare il mazzo che presentava cattive carte, bruciare un po’
di ricchezza fasulla e incamerarne di vera, di fare carne di porco della
crescente opposizione alla sua ideologia e alle sue prassi.
Proprio bau perché tutti i dati purché letti in maniera corretta e
non narrati come pare a lor signori dicono che ci si trova davanti a una
sindrome influenzale per la quale comincia a profilarsi l’ipotesi che
la sia pure scarsa letalità sia stata provocata più che altro da errori
di interpretazione diagnostica e dunque di terapia: la polmonite
interstiziale sembrerebbe entrarci poco, mentre si tratterebbe di
tromboembolia venosa generalizzata, soprattutto polmonare causata dal
fatto che molti pazienti sono rimasti con la febbre alta per giorni e
giorni senza che si intervenisse per bloccare né la temperatura alta né
l’infiammazione. Se così fosse, come sembrerebbe dalla 50 autopsie fatte
– il numero più elevato in tutto il mondo – non servono a niente le
rianimazioni e le intubazioni perché bisogna innanzitutto prevenire
queste tromboembolie: se si ventila un polmone dove il sangue non
arriva, non serve a nulla ed è anzi causa di morte perché il problema è
cardiovascolare, non respiratorio, sono le microtrombosi venose, non la
polmonite a determinare la fatalità. In poche parole ciò che si è fatto
fino ad ora non solo non sarebbe servito a nulla, ma sarebbe stato
persino controproducente e infatti dopo che in alcuni ospedali il Sacco
di Milano , il San Gerardo di Monza e Sant’ Orsola di Bologna è stato
sperimentato il Clexane ( un farmaco antirombotico) in contemporanea col
cortisone, la situazione è cambiata molto e nelle aree in cui operano
questi nosocomi le ospedalizzazioni sono crollate verticalmente. La
colpa non è dei medici che come tutti non nascono imparati, ma del
panico apocalittico indotto ad arte che ha costretto ad agire in fretta,
con indicazioni sommarie tanto più che il virus era già mutato rispetto
a quello originario, nato chissà come. Insomma sembrerebbe che ne ha
uccisi più la terapia e il panico che il virus.
Mi
rendo conto che cercare di capire qualcosa in questo gran baccano di
morte artefatta, introdurre qualunque elemento di razionalità sia di
per sé una sfida all’autorità e dunque degno di censura, perché anche un
solo granello di lucidità potrebbe precipitare allo stato solido una
soluzione sovrassatura di confusione e retorica: dopotutto c’è anche
caso di accorgersi che il Covid più che un virus, peraltro non più
preoccupante di quello della suina di una decina di anni fa, è un’
occasione per spezzare definitivamente ciò che rimane di conquiste e
speranze sociali, di portare il discorso sui meri ” diritti creaturali”
del vivente che furono all’inizio degli anni ’80 l’arma con la quale
si portò al patibolo il pensiero del conflitto storico e sociale,
lasciando come residuo quello debole, troppo debole in effetti contro il
capitale. Ma per carità non voglio inerpicarmi su un terreno filosofico
e torniamo al sodo, ovvero al racconto dell’epidemia che oggi alla
reclusione forzata, inutile a salvare vite, ma solo a nascondere il vero
stato della sanità – in Lombardia però ne abbiamo avuto qualche esempio
– ma anche destinata ad endemizzare il Covid, nuovo strumento di
governo e di paura. Da qualche giorno viviamo la saga della mascherina
che molti governatori vorrebbero rendere obbligatoria benché essa sia
sconsigliata dall’Oms, dal Centro europeo per la prevenzione e il
controllo della malattie e persino dal Ministro della salute, perché non
solo non ferma il virus, ma dà un falso senso di sicurezza, può anzi
aumentare il rischio di contagio con la sua manipolazione e infine
costituisce possibile causa di assembramenti per procurarsele a prezzi
da mercato nero, peraltro non sono più sopportabili da una popolazione
lasciata senza aiuti e senza lavoro. Quest’ultima cosa la dico per chi
ancora non abbia capito la presa in giro di Conte.
Este compilado nace de la necesidad de aunar puntos de vista de distintxs compañerxs y algunos textos que consideramos pertinentes para profundizar la crítica al fenómeno social de la pandemia del coronavirus, ademas de apuntar a la práctica, en una sociedad de control cada vez más violenta y una crisis que manifiesta nuevamente el fracaso de la sociedad capitalista. El propósito es conformar perspectivas anárquicas antiautotitarias en una realidad donde la información es aislada, superficial y tecnocrata, y que es resguardada para instituciones, donde los discur sos fluctúan entre la socialdemocracia y posturas ecofascistas, racistas y patriarcales; otorgándole más poder a los aparatos represivos, generando discursos fragmentarios que se pierden entre tanta letra, entre la condición evasiva del mundo virtual, donde se desconectan las practicas y análisis de las resistencias contra el nuevo modelo de control social.
Por otro lado la información está al alcance de la mano, donde sólo se decidió compilarla para proponer un mapeo general de los acontecimientos y análisis desde distintos enfoques y experiencias acerca del virus, y plantear perspectivas que señalen a la autoridad como principal responsable de la miseria social, de la devastación de los ecosistemas, sea capitalista o estatal. Ademas de la necesidad del auto cuidado y la conformación de lazos en un contexto cada vez más difícil para cualquier forma de vida. No se trata de ser especialistas ni tecnocratas; se trata, más bien, de conformar maneras de resguardo, enfrentamiento y estrategias de acción, de generar preguntas y profundizaciones sobre una realidad que tiene muchas aristas, pero que no difumina el carácter explotador de la civilización del capitalismo, como tecnomundo, como control social y mental. Los textos provienen de diversos orígenes, como webs anarquistas, foros, periódicos. Varios de ellos se producen en el desarrollo mismo de los acontecimientos; otros se centran en las posibles consecuencias y causas del fenómeno, y distintos tipos de enfoques en su dimensión devastadora, tanto practica como social, ademas de guías de autocuidado hecho por compañerxs. Es evidente que puede sobrar o faltar material, y hay vasta información y puntos de vista que se pueden seguir adheriendo. Pero lo importante es sugerir un, seguro incompleto, mapeo actual sobre los últi- mos acontecimientos acerca de la pandemia tanto en su análisis como la multiformidad de enfoques que se están llevando a cabo, que sirva como material de apoyo agitativo, para reflexionar y decidirse a conformar formas de vida horizontales y de respeto con la naturaleza, comprender que estamos en una situación donde el apoyo mutuo es capaz de vencer la paranoia, donde el autocuidado y autonomías son fundamentales para seguir adelante entre compas y cercanxs, en que no estamos solxs ni lo estaremos nunca en la lucha contra toda forma de control, para la necesidad de pasar a la acción contra el sistema de dominación, aprender críticamente acerca de lo que está sucediendo, y no menos importante: afilar la lucha permanente contra toda miseria autoritaria. El libro está dividido por temáticas que en muchos casos se pueden confundir, pero es para darle una estructura pensando en lxs lectorxs, y que sea más ágil en la búsqueda. Los textos de análisis engloban gran parte de la extensión debido a que es lo que más encontramos, y también para vi- sualizar las diferentes posturas que se han ido desarrollando a medida que evoluciona la crisis y los estados de excepción.
Por ultimo, el libro no tiene como propósito erigir una verdad acerca de la significación de todas las variantes del conflicto, tampoco existen respuestas claras que se interpreten de la misma manera. Su objetivo, más bien, es plantear, evidenciar y reflexionar acerca de algunas posturas desde una iniciativa individual con apañe colectivx, y abrir preguntas con fines prácticos y contrainformativos para el enfrentamiento contra la autoridad y otros virus en la crisis permanente del capital, y por sobre todo, por la expansión de la anarquía.
Abajo los muros de las cárceles! Solidaridad y apoyo mutuo contra paranoias y pandemias! Contra la miseria, la rebelión! Viva la anarquía!
The Polish government, taking advantage of the pandemic and the ban on assemblies, will vote tomorrow (15.04) on the anti-abortion law. So far, all attempts to introduce anti-abortion laws have met with huge protests all over the country. (look for: 🏴 The Black Protest Poland) The project “Stop Abortion” prohibits the termination of pregnancy when research indicates possibility of a severe and irreversible impairment of the fetus or its incurable life-threatening illness.
💣This law means in practice a complete ban on abortion‼️ Every year in Poland more than one thousand abortions are performed in hospitals, and 95% are performed due to foetal malformations. The right to terminate a pregnancy for the other two reasons (rape or threat to a woman’s health and life) is almost not realized today – last year a total of 26 legal procedures were performed.
👀 People cannot show openly their objections now, so the protests take place in the queue to the shop, posters can be seen attached to cars, bicycles, on balconies, in windows. 🚲🚌🚗🏠 A lot of people show their opposition on social media. I hope that the law will not come into use Please S H A R E 📢 this post! This case can’t go unnoticed. 💪🙏👁 . . [ESP] ‼️A mis amigos extranjeros‼️ COM PÁR TE LO‼️
A febbraio il signor Roberto Burioni, in arte medico piddino e appartenente all’ordine di San Raffaele del Privato, disse che non c’era alcuna possibilità che l’epidemia di coronavirus si allargasse all’Italia che non occorreva preoccuparsi, mentre qualche giorno fa ha detto ci sono almeno 6 milioni di contagiati, un numero peraltro molto inferiore a quelli che sarebbe lecito desumere da ciò che è avvenuto e avviene altrove e da studi che danno cifre superiori ai 10 milioni. Ma anche così questo ci dice due cose: la prima è che l’indice di letalità a questo punto scende drasticamente e si avvicina a quello dell’influenza se non a un livello addirittura inferiore; la seconda è che la prigionia del Paese è stata del tutto inutile a fermare il contagio che, come ormai sappiamo, si stava diffondendo da molto prima che comparissero le misure di carcerazione domiciliare. Quindi vediamo che il signor Burioni ha completamente cambiato parere, cosa assolutamente ammissibile se il succitato medico non fosse alla testa di un associazione privata chiamata “Patto trasversale per la scienza”, nata a suo tempo per appoggiare la campagna vaccinista, ma che adesso ha asseverato tutte le mosse del governo sulla base di conoscenze che non aveva e che recentemente ha cominciato ad attaccare con esposti alla magistratura chiunque dissenta dall’ apocalittica informazione ufficiale, come è capitato a Byoblu.
Da qualunque parte legga mi accorgo sempre di più come la crisi che
stiamo vivendo non venga interpretata nella sua reale dimensione: essa è
considerata e narrata come un’emergenza medico – sanitaria, mentre si
tratta in realtà di una crisi organizzativo – amministrativa oltreché
politica. L’idea di segregare la popolazione, peraltro di una sola
provincia, è nata in Cina come risposta totale a quello che era e
comunque era sentito come un attacco geopolitico diretto a screditare i
vertici di potere, ma poi si è trasferita in Occidente, in un diverso
contesto, nel quale la prigionia delle persone non rispondeva ad alcun
criterio medico, ma alla necessità di non far crollare i sistemi
sanitari gravati da decenni di tagli o di mettere in crisi i sistemi
assicurativi. privatistici Anche una volta accertata la scarsa letalità
del Covid, paragonabile a una sindrome influenzale, si è pensato che la
sua rapidissima diffusione avrebbe ben presto saturato i presidi
sanitari, – e costituito in seguito la base per una contestazione
radicale dei sistemi di governance neo liberista. L’isolamento avrebbe
invece rallentato il diffondersi del virus e avrebbe reso possibile
affrontare la situazione: se andiamo a vedere l’entità delle misure di
segregazione prese nei vari Paesi, esse corrispondono quasi esattamente
allo stato in cui versa il sistema sanitario e si va dal niente della
Svezia che tuttavia vanta la letalità più bassa ,al massimo dell’Italia
dove peraltro l’ospedalizzazione e la disorganizzazione si sono rivelati
il miglior sistema di diffusione del contagio, specie in alcune aree
specifiche.
Dunque la risposta al problema è stato di tipo tecnocratico –
amministrativo e non sanitario e men meno di cura e attenzione nei
confronti del diritto alla salute anche perché il tentativo di
rallentare la diffusione del Covid con provvedimenti draconiani presenta
un aspetto estremamente negativo, ovvero la possibilità, anzi la quasi
certezza di endemizzare il virus nonostante il prolungamento folle del
periodo reclusivo. Ma il far prevalere la logica tecnico –
amministrativa su quella medica, tendendo un intero Paese chiuso in casa
e facendone crollare l’economia, ha reso necessario enfatizzare in
maniera drammatica il pericolo, non superiore e anzi probabilmente più
modesto rispetto alle normali epidemie influenzali, creando la
narrazione della pestilenza, laddove essa può invece essere
essenzialmente individuata più che nel virus nel venire via via meno del
diritto alla salute. Ma non è soltanto l’amministrazione e l’elite
tecnocratica che da troppo tempo ha sostituito una politica composta
esclusivamente di facce e non di idee, ad aver preso la mano e a porsi
come unico “dittatore” perché anche i banchieri e in finanzieri hanno
colto l’occasione per aumentare il proprio potere. In maniera anche
sfacciata: l’ex premier britannico Gordon Brown che fu anche cancelliere
dello scacchiere, ovvero ministro delle finanze, sul Financial Times si
augura che la crisi del Covid possa servire a fare ciò che non fu
possibile nel 2008, ovvero l’istituzione di un governo finanziario
mondiale sottratto a qualsiasi controllo democratico al posto della
concertazione dei vari G8, G7, G20 e compagnia cantante.
Nel 2001 cominciò la cosiddetta guerra infinita al terrorismo dando
origine a dinamiche di guerra che alla fine si sono arenate in medio
oriente di fronte alla resistenza della Siria appoggiata dalla Russia,
allo stallo con l’Iran e alla sconfitta in Afganistan dove ci si è
dovuti mettere d’accordo con i talebani. Ma la posta più importante di
queste campagne belliche più o meno pretestuose e precedute da
ostensioni mediatiche di diritti e democrazia è stata vinta: quella di
ridurre le libertà e aumentare il controllo sociale attraverso la paura
del terrorismo. Col tempo però la massiccia dose di paura anche se
rinnovata di volta in volta semplicemente creando le condizioni stesse
dell’esistenza di un terrorismo, si è esaurita e sono comparsi i primi
sintomi di un malessere diffuso. Così ecco che nel 2020 un virus che dai
dati disponibili a livello planetario è probabilmente più innocuo di
quelli dell’influenza i quali compiono stragi annuali nella più completa
indifferenza, diventa il nuovo paradigma della perdita di libertà: in
suo nome non vengono potenziati i presidi sanitari né viene aumentata
l’attenzione per le persone a rischio e vengono abbandonati tutti gli
altri malati, ma con il pretesto e/o l’illusione di fermare un contagio
che è ormai ampiamente diffuso, vengono abolite le libertà
costituzionali rimaste, si militarizza il territorio, si sdogana la
possibilità di controllo telematico massivo di ogni soggetto. Si fa
insomma ciò che probabilmente non si dovrebbe fare col rischio di
endemizzare il Covid , cercando di imitare tardivamente la Cina mentre
la si demonizza . La campagna di terrore si svolge a reti unificate e
chi non ci sta viene apertamente minacciato da un pungo di idioti
catafratti sulle sedie del governo e degli enti locali , in completa
assenza di un Parlamento e appoggiato mediaticamente da una lobby di
mediocri pseudo scienziati che trasformano ipotesi tutte da accertare
in certezze granitiche che regolarmente si scontrano con i dati
statistici che arrivano da ogni parte del pianeta.
Annunciata ufficialmente dal sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri con delega all’Informazione e all’Editoria,
Andrea Martella (altro fenomeno dell’improvvisazione dadaista che, alla
faccia dell’ideologia meritocratica della Leopolda, sostituisce
egregiamente esperienza e competenza), è stata finalmente istituita
l’Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news
relative al COVID-19 sul web e sui social network.
“Era un passaggio doveroso, ha dichiarato il “capitato per
caso” sia sui temi della comunicazione, non vantando nemmeno uno status
da pubblicista, che su quelli sanitari, a fronte della massiccia, crescente diffusione di disinformazione e fake news relative all’emergenza COVID-19”.
Il nuovo organismo avrà vari compiti: dall’analisi delle modalità e
delle fonti che generano e diffondono le fake news, al coinvolgimento di
cittadini ed utenti social per rafforzare la rete di individuazione, al
lavoro di sensibilizzazione attraverso campagne di comunicazione.” A
conferma dell’impegno del governo nel fornire una risposta all’insidia
della disinformazione che indebolisce lo sforzo di contenimento del
contagio“, ha aggiunto compiaciuto il Martella che non ha mancato
di rivolgere, nel segno della leale collaborazione con l’opposizione,
uno speciale ringraziamento a tal Antonio Palmieri, un deputato di
Forza Italia, che aveva lanciato un appello social all’Esecutivo
affinché intervenisse a tutela della collettività esposta al contagio
della menzogna.
Verrebbe da sorridere per l’involontario effetto paradosso della
ricerca della verità da parte di chi possiede tribune e amplificatori,
seleziona le fonti, attribuisce autorevolezza o la demolisce allo scopo
di autorizzare disposizioni, accreditare misure, imporre comandi,
persuadere che regole inopportune e illegittime siano giustificate
dall’intento di agire nell’interesse popolare, e che con tutta evidenza
vuole tacitare qualsiasi forma di critica e dissenso in nome dello stato
di necessità.
Below is our list of twelve medical experts whose opinions on the
Coronavirus outbreak contradict the official narratives of the MSM, and
the memes so prevalent on social media.
* * *
Dr Sucharit Bhakdi
is a specialist in microbiology. He was a professor at the Johannes
Gutenberg University in Mainz and head of the Institute for Medical
Microbiology and Hygiene and one of the most cited research scientists
in German history.
What he says:
We are afraid that 1 million infections with the new virus will lead
to 30 deaths per day over the next 100 days. But we do not realise that
20, 30, 40 or 100 patients positive for normal coronaviruses are already
dying every day.
[The government’s anti-COVID19 measures] are grotesque, absurd and
very dangerous […] The life expectancy of millions is being shortened.
The horrifying impact on the world economy threatens the existence of
countless people. The consequences on medical care are profound. Already
services to patients in need are reduced, operations cancelled,
practices empty, hospital personnel dwindling. All this will impact
profoundly on our whole society.
All these measures are leading to self-destruction and collective suicide based on nothing but a spook.
Dr Wolfgang Wodarg
is a German physician specialising in Pulmonology, politician and
former chairman of the Parliamentary Assembly of the Council of Europe.
In 2009 he called for an inquiry into alleged conflicts of interest
surrounding the EU response to the Swine Flu pandemic.
Qualcosa
si va muovendo, cominciano ad esserci fratture nella narrazione della
grande pestilenza che non esiste e la verità comincia pian piano ad
emergere: il Guardian apre i giochi pubblicando un lungo articolo
nel quale 12 virologi ed epidemiologi di fama mondiale demoliscono
l’edificio della paura e mostrano che i dati sempre più precisi ed ampi
di cui si dispone riducono la pandemia ad una sindrome influenzale
paradossalmente meno letale dell’influenza stessa che nel frattempo
miete più vittime del Covid. Le Monde dal canto suo pubblica un editoriale
in cui si domanda: “E se facessimo la stessa cosa per l’influenza?” Una
domanda ovvia e implicita anche in molti dei post pubblicati in questo
blog, perché non si può ignorare del tutto un problema ed enfatizzarne
un altro, ma che venendo da un giornale dell’establishment è come il
segnale premonitore di un’ ammainabandiera nella semina del terrore,
condotta anche con dati incompleti, incoerenti o apertamente taroccati
come in Italia dove si sono spacciati tutti i decessi come opera del
coronavirus e si è fatta una politica di screening a dir poco indecente
nello stesso tempo effetto e copertura di un sistema sanitario allo
sfascio anche, anzi soprattutto, nelle regioni simbolo della buona
sanità che occhieggia al privato e che dopo aver creato un disastro
ospedaliero annunciano di costruirsi le mascherine da sé. Ma con il
risultato che i dati disponibili danno per l’italia un numero di morti
totali inferiore a quello degli anni scorsi, vedi Sorpresa: il Covid è un salvavita
Ernesto Burgio, medico pediatra, esperto di epigenetica e biologia molecolare. Presidente del comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e membro del consiglio scientifico di ECERI (European Cancer and Environment Research Institute) di Bruxelles.
Ho deciso di scrivere queste righe per provare a immaginare alcuni scenari futuri nell’attuale crisi
perché credo che questa, se non sarà la più grande crisi dell’attuale
sistema di dominio, sarà di sicuro un evento che cambierà completamente
il mondo per come lo abbiamo conosciuto finora, aprendo la strada a
ristrutturazioni e avvenimenti fino a questo momento giudicati
impossibili, nei cui interstizi l’azione anarchica che mira alla
distruzione di ogni forma di oppressione potrà trovare occasione di
esprimersi e, forse, rivelarsi appropriata alla realizzazione dei nostri
sogni più reconditi e inconfessati.
Cominciamo con l’ammettere che questa crisi ha colto tuttx di
sorpresa, nonostante numerose previsioni avessero da tempo annunciato
possibilità del genere per il futuro prossimo dell’umanità (NATO URBAN
OPERATION 2020, vi dice qualcosa?), possibilità a cui gli stati le loro
istituzioni si preparano da tempo, ma che per fortuna, ancora sembrano
incapaci di rispondere adeguatamente. Questo dovrebbe suggerirci una
prima riflessione: a scapito delle analisi che vedono il potere come un
organico e perfettamente oliato sistema di amministrazione, in cui tutte
le parti concorrono adeguatamente portando il proprio contributo in
maniera perfettamente sincronizzata, dobbiamo riconoscere che questa
pandemia ha invece colto impreparati i governanti del pianeta quasi su
tutti i livelli. Questo ci dovrebbe suggerire che per quanto si sforzino
i nostri nemici, diverse e perfino opposte forze si accalcano sugli
scranni del potere, a scapito di un’omogenea e puntuale gestione delle
cose.
Immaginare scenari futuri non è un semplice esercizio della fantasia
senza scopo, né un’attività volta allo stuzzicare piacevolmente i nostri
propositi di distruzione. Né tanto meno dovrebbe essere un pretesto per
continuare a ripeterci gongolanti l’estenuante litania del “noi
l’avevamo previsto”. Dovrebbe servire piuttosto per aiutare a sviluppare
seriamente delle progettualità di intervento nell’immediato futuro.
Negli ultimi giorni continuano senza posa a uscire su siti d’area
contributi che non aggiungono nulla a quanto già sapevamo, una sfilza di
testi che sembra mirino più a dare ragione alle analisi stilate negli
ultimi anni che a costituire degli utili strumenti per orientarci nella
situazione attuale. Contributi impregnati da quell’ideologia
dell’insurrezione che cerca ovunque le possibilità di una rivolta, senza
mai osare immaginare di provocarla, o alla ricerca delle condizioni
oggettive di una crisi del capitalismo, mancando dell’immaginazione
necessaria per ipotizzare un intervento autonomo che metta finalmente e
per davvero in crisi l’esistente, e ancora una volta dimostrano solo
quanto le ragnatele teoriche del passato ricoprano ancora le analisi che
fuoriescono dal cosiddetto milieu anarchico.
L’intensa quantità di scritti che stanno circolando ultimamente si
limitano infatti per la loro maggior parte a descrivere con toni
allarmistici le derive securitarie e paranoiche degli ultimi tempi, cosa
che non aiuta molto a immaginare una via d’uscita da questa situazione
che puzza di totalitarismo. Anzi! Fiacca il morale aumentando la mole di
dati negativi con i quali fare i conti, ricalcando sostanzialmente
l’atmosfera di paura che si respira ovunque, e dando sostanzialmente
risonanza alle peggiori notizie in circolazione. Andiamo gente! Credete
davvero che ci sia bisogno di continuare a descrivere l’evoluzione
autoritaria dell’attuale sistema di dominio? Sono anni che lo si fa e
questo a contribuito solo a sviluppare atteggiamenti pessimistici circa
le possibilità di sovvertimento del sistema, oscurando il nostro
immaginario con nuvole nere di negatività, frustrazione e sconforto. A
mio modesto parere credo invece che ci sia bisogno di uno spiraglio di
luce alla fine del tunnel, dello scorgere reali possibilità d’intervento
nel presente da poter cogliere e trovare così di nuovo lo slancio
all’agire. Altrimenti tanto vale rinunciare ora, darsi alle droghe
(tecnologiche o chimiche che siano) o ad altro genere di distrazioni per
godersi comodamente questo lento annichilimento, nostro e del pianeta,
senza continuare ad auto-flagellarsi.
Posted inCoronaVirus, Italiano, Reflexión|Comments Off on [CoronaVirus] Il futuro non è scritto – un contributo sui possibili sviluppi della situazione attuale [ITA]
Amb data d’aquest divendres s’ha publicat al BOE (https://www.boe.es/buscar/pdf/2020/BOE-A-2020-4162-consolidado.pdf
) una ordre on s’encomana a la Secretaría de Estado de Digitalización e
Inteligencia Artificial, desenvolupar una App “d’autoavaluació” i
geolocalització centrada en la epidèmia, un chatbot via whatsapp i
finalment un estudi de mobilitat per identificar els desplaçaments
durant el període d’emergència.
Son dos temes semblants, els aplicatius per un cantó i l’anàlisi via
big data dels milions de dades de les operadores, hi ha però una
diferència: en el primer paquet es demana als usuaris que activin la
geolocalització (localització molt precisa per GPS), en el segon s’usen
les dades de triangulació de les antenes repetidores, amb una precisió
variable segons la mida de la cel·la però molt més imprecisa que el GPS.
L’avantatge del sistema del GPS és la precisió, la desavantatge que
necessita la cooperació de l’usuari. Per contra el de triangulació és
més imprecís però necessita que l’usuari del telèfon accepti res, sols
es necessita la col·laboració de les empreses.
EL CAS DE LES APP:
“Encomendar a la Secretaría de Estado de Digitalización e
Inteligencia Artificial, del Ministerio de Asuntos Económicos y
Transformación Digital, el desarrollo urgente y operación de una
aplicación informática para el apoyo en la gestión de la crisis
sanitaria ocasionada por el COVID-19. Dicha aplicación permitirá, al
menos, realizar al usuario la autoevaluación en base a los síntomas
médicos que comunique, acerca de la probabilidad de que esté infectado
por el COVID-19, ofrecer información al usuario sobre el COVID-19 y
proporcionar al usuario consejos prácticos y recomendaciones de acciones
a seguir según la evaluación. La aplicación permitirá la
geolocalización del usuario a los solos efectos de verificar que se
encuentra en la comunidad autónoma en que declara estar”.
Les dues App estan encara en evolució i no se sap si finalment serà
una App única per tot l’estat, les funcionalitats tampoc queden molt
definides, per treure’n una idea ens fixarem en algunes ja publicitades a
altres països: