Torino: Chiusa la pagina Facebook di Macerie [ITA]

Oggi la giornata inizia con l’abbattersi della censura intorno ai compagn* di Macerie: è infatti stata chiusa la pagina facebook di Macerie, che teneva aggiornati tutti e tutte su quanto sta accadendo a Torino in questi giorni.

Fate riferimento a questa

https://www.facebook.com/macerie.torino/

Il potere manifesta la sua paura tentando di chiudere le bocche di chi lotta.

Fate riferimento anche alla pagina facebook della radio, al sito web di macerie, e, se avete testimonianze da raccontare relativamente alla militarizzazione del quartiere Aurora e della città, mandate messaggi all’indirizzo mail unquartieresottassedio@riseup.net

o ai numeri della radio. E soprattutto ascoltate le libere frequenze!

Ricordiamo inoltre che oggi (giovedì) e domani pomeriggio le serrande di Corso Giulio Cesare 45 saranno aperte, passiamo tutt* di lì per organizzare volantinaggi e speakeraggi in Aurora, ma anche per informarci ed incontrarci.

Ricordiamo inoltre l’invito uscito ieri sera in assemblea a fare striscioni  da appendere ai propri balconi, con contenuti di solidarietà, oppure di attacco all’amministrazione comunale, o contro la militarizzazione di aurora, o contro la gentrificazione, il decreto salvini, i cpr…….siate creativi insomma, di argomentazioni ne abbiamo tante.

Continuiamo intanto a tenere alta la solidarietà con gli arrestati con l’accusa di associazione sovversiva per le loro lotte contro il CPR inviando loro cartoline, lettere, telegrammi.

Rizzo Antonio – Salvato Lorenzo – Ruggeri Silvia – Volpacchio Giada – Blasi Niccolò – De Salvatore Giuseppe

C.C. Lorusso e Cutugno via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10149 Torino

Gli arrestati sono tanti, alcuni con accuse gravi che li costringeranno alla detenzione per lungo tempo. Chiediamo a tutti i solidali un benefit per sostenerli al conto intestato a Giulia Merlini e Pisano Marco IBAN IT61Y0347501605CC0011856712    ABI 03475 CAB 01605    BIC INGBITD1

Libertà per tutti e tutte

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Torino: “VOILÀ!” (Torino e i suoi mezzi – 2019) [ITA]

Video:

“VOILÀ!” (Torino e i suoi mezzi – 2019)

 

ALL’ⒶSILO CI SIAMO ANDAT* TUTT*
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Torino: M5s partito della polizia – Presidio contro la sindaca 13-02 [ITA]

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Che la situazione sia sfuggita di mano alla Questura e al Comune torinese era già evidente da giorni, dalle lamentele che prima il questore, poi il vicesindaco e quindi l’Appendino hanno rilasciato ai giornali dopo il corteo di sabato. Sorpresi dell’enorme solidarietà arrivata dopo lo sgombero dell’Asilo e gli arresti, hanno espresso in coro la loro stizza, con patetici e affannati appelli a chi era sceso in piazza ad isolare i violenti. La riprova della confusione che alberga in via Grattoni e Palazzo di Città è poi arrivata questa mattina, quando decine di agenti in borghese e altrettanti celerini hanno dapprima bloccato il tram 4 all’inizio di via Milano in mezzo al mercato di Porta Palazzo, per poi far scendere in fretta e furia tutti i passeggeri. Obiettivo dell’operazione identificare una decina di compagni che, armati di uno striscione e una cassa preamplificata, stavano raggiungendo via Garibaldi e il presidio per contestare la sindaca sottoscorta. Svuotato il tram, difatti, celerini e borghesi hanno fatto irruzione sul 4 elargendo spintoni e scudate ai compagni, sotto gli occhi sbigottiti di ambulanti e frequentatori del  mercato.

Il presidio è quindi cominciato davanti a un folto uditorio, mentre camionette e cordoni di celere chiudevano la strada che porta al Comune. Via Milano non è stata certo l’unica strada chiusa dalla Questura in centro città, decine di blindati hanno creato una vasta zona rossa attorno a Palazzo di Città il cui confine si è esteso fino a piazza Statuto. E pensare che in fondo si trattava solo di un presidio di contestazione alla sindaca.

Nel frattempo naturalmente continuavano a rimanere in piedi i check-point in Aurora nelle vie adiacenti all’Asilo e il presidio si è quindi trasformato in un corteo che si è diretto verso questo quartiere, militarizzato ormai da un settimana. Una militarizzazione che sta esasperando gli animi di molti abitanti della zona costretti, ogni qual volta rientrano in casa dopo aver fatto la spesa, accompagnato i bambini a scuola o portato il cane a pisciare, a passare in mezzo alla celere e fornire i propri documenti. Chi poi non ha la residenza o non è disposto a sottoporsi a questo stillicidio di controlli è costretto ad arrangiarsi come può magari chiedendo ospitalità a amici o familiari, come hanno avuto modo di raccontarci alcuni abitanti di via Alessandria.

Non c’è male, insomma, se pensiamo alle dichiarazioni dell’Appendino subito dopo lo sgombero fatto, a suo dire per riportare finalmente la normalità in quartiere.

Ma in fondo ognuno ha la sua idea di normalità… ed è proprio contro l’idea di normalità che questo governo sta cercando di imporre, a colpi di manganello e leggi liberticide contro immigrati e contro chiunque alzi la testa, che tanti stanno scendendo in strada in questi giorni, carichi di rabbia e determinazione. In ballo non c’è più solo lo sgombero di un occupazione storica di Torino o l’arresto di sei compagni per associazione sovversiva.

macerie @ Febbraio 13, 2019

Anche oggi al presidio indetto contro le politiche fasciste della sindaca di Torino ci sono stati notevoli dispiegamenti di polizia.

Corso Giulio Cesare invaso dalla polizia, mentre il potere chiuso nei palazzi si occupa di smart cities e progetti di investimento su i quartieri asfaltati dalla repressione.

Video

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Torino: Sgombero dell’Asilo, escono dal carcere gli/le arrestatx durante il corteo del 09-02 [ITA]

E’ arrivata questa mattina la decisione del GIP sull’udienza di convalida per gli 11 arrestati durante il corteo del 9 febbraio contro lo sgombero dell’Asilo: per tutti è stata disposta la scarcerazione con obbligo di firma quotidiano e per 6 di loro è stato emesso anche un foglio di via da Torino.

Un ridimensionamento molto significativo del delirante e pesantissimo impianto accusatorio formulato dal Pubblico Ministero, che aveva chiesto il carcere per tutti per i reati di devastazione e saccheggio, due resistenze a testa (una per il corteo, una durante il fermo), lesioni e porto d’armi. Di tutte le accuse, il giudice ha lasciato in piedi solo quella di resistenza a pubblico ufficiale.

Restano invece in carcere, in attesa del Tribunale del Riesame, i 6 arrestati dell’operazione Scintilla su cui pendono pesanti accuse per le lotte portate contro i centri di espulsione per migranti.

Abbiamo fatto il punto della situazione e alcune considerazioni con Mitzi, redattrice della radio:

Sgombero Asilo: escono dal carcere gli arrestati durante il corteo del 9/2

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Madrid: Mano tendida al compañerx, puño cerrado al enemigo – Texto desde Madrid en solidaridad con lxs compañerxs detenidxs en Turín el 7 de febrero [CAS]

MANO TENDIDA AL COMPAÑERO, PUÑO CERRADO AL ENEMIGO: SOLIDARIDAD CON LA RESISTENCIA EN TURÍN

[Texto desde Madrid en solidaridad con los compañeros detenidos en Turín el 7 de febrero]

El 7 de febrero amanecíamos con un nuevo sobresalto: en Turín, otra vez, los compañeros eran despertados a golpe de ariete.

Unos eran secuestrados bajo la ley antiterrorista, relacionada esta vez, con la lucha contra el C.P.R. (C.I.E.), contra las fronteras y contra el racismo institucional, el cual lleva años creando a golpe de ley, una máquina de expulsiones, redadas y demás injusticias en contra de los “migrantes”.

Al mismo tiempo, el Asilo Occupato, un Centro Social que llevaba más de 20 años en el barrio turinés de Aurora, estaba siendo sitiado por un amplio dispositivo policial, bomberos y mercenarios albañiles con la intención de desalojarlo.

Varios compañeros se subieron al tejado para hacer, junto con todos los solidarios que se acercaron a la zona, una impecable resistencia. 36 horas de frío y enfrentamientos con la policía fueron el desencadenante de tan sucio operativo.
Y es que, a pesar de la simultaneidad de las redadas, la respuesta de la gente ha estado por encima de lo que cualquier esbirro pudiera imaginarse. A pesar de las trabas y las dificultades, quienes orquestan y ejecutan este tipo de operaciones, han de saber que han ido a dar con hueso, un duro hueso.

El desalojo del Asilo significa continuar con la ofensiva lanzada contra los más pobres, gentrificar un poco más nuestros barrios, normalizar las expulsiones y seguir construyendo barrios y ciudades enteras para el turismo y los negocios. Esto, incrementa los desalojos, los desahucios y la desigualdad social y abre aún más el camino a la precarización de nuestras vidas.

Espacios como el Asilo, arrojan un rayo de luz a todas estas dinámicas que se están poniendo en marcha en buena parte de las ciudades europeas. Los centros sociales son espacios colectivos, autogestionados, horizontales y que ofrecen muchas posibilidades a la hora de resistirnos a seguir la rueda sin sentido de un capitalismo que se vuelve cada vez más voraz.

En estos lugares se pueden encontrar complicidades, afinidades, redes de apoyo mutuo, talleres, espacios de aprendizaje, lugares para debatir y aprender, para conocer compañeros y para plantear formas de organizarnos en contra de este podrido sistema. Es por eso que el Estado ha desalojado el Asilo y es por eso que las políticas actuales tanto en Turín como en Madrid, últimamente tienen el objetivo de acabar con lugares así para cedérselos al capital al mismo tiempo que se desalojan y desahucian viviendas particulares a diario, especialmente en los barrios mas pobres. Es un fenómeno que ataca fuertemente ahora y es algo ante lo que no vamos a ceder ni un paso, con el Asilo o sin él.

No es nada nuevo que lleguen a menudo noticias de este tipo a otras partes del mundo venidas de Italia. La cotidianidad que se ha generado en el entorno anarquista italiano con este tipo de situaciones, encarcelamientos masivos, redadas, aplicación de la ley antiterrorista, medidas cautelares excepcionales, vigilancias especiales… hacen que siempre miramos a ese lado del mundo con una cierta admiración: a pesar de los duros golpes que los compañeros no paran de recibir, nos alegra saber que sus respuestas, resistencias y muestras de solidaridad están a la altura de los acontecimientos y, nuevamente, lo acaban de demostrar.

Así mismo, entendemos que la solidaridad tiene que sobrepasar las fronteras, además precisamente, a tenor de las acusaciones que algunos de los compañeros tienen encima. Es por ello, que desde Madrid y, esperamos que, desde muchos más rincones del mundo, se expanda la chispa de la solidaridad y del apoyo mutuo.

Deseamos que estas malas noticias desencadenen en una ruptura con la normalidad, en la toma de la calle como escenario de conflicto (a veces olvidado) y en un aumento de la complicidad entre anarquistas, esperando que se contagie a otros lugares y podamos seguir el ejemplo de resistencia que estáis llevando a cabo.

Por los compañeros detenidos bajo el artículo 270 (ley antiterrorista)

Por los que resistieron en el tejado durante 36h, bajo el frío de la noche y asumiendo las consecuencias.

Por los solidarios que se acercaron al instante a mostrar su apoyo a las calles bajo el Asilo.

Porque se extienda la resistencia ante los desalojos, desahucios y expulsiones.

Por la anarquía…

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Torino: La solidarietà verso l’Asilo indispettisce il signor questore [ITA]

Stamattina abbiamo sentito Francesco per una sintesi del fine settimana di mobilitazione: corteo sabato, corteo antifascista e saluto al carcere domenica.

Gli arrestati dell’operazione Scintilla sono in isolamento alle Vallette, e attendono il tribunale del riesame tra quindici giorni circa.

Gli arrestati in strada giovedi scorso sono stati rilasciati, quelli alla fine del corteo di sabato attendono le udienze di convalida, che si chiuderanno entro mercoledi.

Da sottolineare il disappunto del questore Messina alias Marco Columbro, che in una bellicosa conferenza stampa si è detto sorpreso della solidarietà verso coloro che ha definito “prigionieri” dell’Asilo da parte di altri centri sociali, No Tav e studenti. Evidentemente, come per i 4 no tav del compressore accusati di terrorismo (Chiomonte 2013), così l’accusa di associazione sovversiva contenuta nell’operazione Scintilla è stata costruita a tavolino allo scopo di isolare i compagni/e dell’Asilo, e in tal senso vanno anche le dichiarazioni del vicesindaco che distingue tra spazi occupati buoni e cattivi.

In attesa di altre iniziative in solidarietà con gli arrestati, probabilmente domenica prossima ci sarà un presidio sotto le mura del CPR di corso Brunelleschi.

Per tutti gli aggiornamenti (scrivere agli arrestati, contributi spese legali, iniziative) si può fare riferimento al blog di Macerie.

Ascolta l’intervista a Francesco

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Torino: Arrestati e feriti operazione scintilla e corteo 9 febbraio [ITA-CAS]

Dei 10 fermi e 4 feriti, di cui uno in codice rosso, al corteo di ieri, sono stati confermati 8 arresti, tutti portati alle vallette, che attualmente sono con l’avvocato.

Nessuno dei feriti segnalati ieri risulta grave, nessun codice rosso.

I due fermati in corso Palermo del 7 febbraio sono stati rilasciati oggi.

Rimane ancora in stato di fermo il ragazzo fermato per le contestazioni universitarie in via Rossini.

Rimanete collegati su Radio Blackout per ulteriori aggiornamenti.

Solidarietà a tutti gli arrestati! Tutt* liber*

Aggiornamento (16.30):

La lista degli arrestati

Per l’operazione Scintilla:
Rizzo Antonio
Salvato Lorenzo
Ruggeri Silvia
Volpacchio Giada
Blasi Niccolò
De Salvatore Giuseppe

Per il corteo di ieri:
Antonello Italiano
Irene Livolsi
Giulia Gatta
Giulia Travain
Fulvio Erasmo
Caterina Sessa
Martina Sacchetti
Carlo Mauro
Francesco Ricco

Per il corteo di ieri, dopo essere stato all’ospedale, è in arresto anche Andrea Giuliano.
Per ora si trovano tutti nel carcere torinese:
C.C. Lorusso e Cutugno via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10149 Torino TO
Tutti riportano contusioni inferte dalla polizia durante il fermo.

Gabriele Baima, in carcere da giovedì per la manifestazione davanti a Palazzo nuovo, è stato rilasciato con un divieto di dimora a Torino.
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Gli arrestati sono tanti, alcuni con accuse gravi che li costringeranno alla detenzione per lungo tempo. Chiediamo a tutti i solidali un benefit per sostenerli al conto intestato a:

Giulia Merlini e Pisano Marco
IBAN IT61Y0347501605CC0011856712
ABI 03475 CAB 01605
BIC INGBITD1

Aggiornamento 11/2

L’udienza di convalida o meno degli arresti si terrà domani mattina al carcere delle vallette; tra i reati contestati a tutti gli arrestati  anche quello di Devastazione e saccheggio.

Aggiornamento 12/2

L’udienza di convalida per gli arrestati durante il corteo è da poco finita. Il giudice si prende tempo fino a domani per decidere. Il pubblico ministero ha chiesto il carcere per tutti e a tutti sono imputati i reati di devastazione e saccheggio, due resistenze a testa (una per il corteo, una durante il fermo), lesioni, porto d’armi.
Tutti hanno rilasciato dichiarazioni in aula.
LARRY, SILVIA, NICCO, BEPPE, GIADA, ANTONIO, ANTONELLO, IRENE, GIULIA, FULVIO, GIULIA, CATERINA, MARTINA, CARLO, FRANCESCO E ANDREA LIBERI! TUTTI LIBERI, LIBERI SUBITO!

Aggiornamento 13/2

Gli arresti di sabato 9/2 non sono stati convalidati, oggi usciranno tutti. Per tutti obbligo di firma.

È appena arrivata la notizia che gli 11 arrestati durante il corteo di sabato usciranno, nelle prossime ore, dal carcere delle Vallette con l’obbligo di presentazione quotidiana davanti all’autorità giudiziaria, dovranno insomma andar a firmare una volta al giorno in una caserma vicino a dove vivono. Tra i capi d’imputazione contestati loro, il Gip ha confermato solo quello di resistenza a pubblico ufficiale al momento dell’arresto. La solidarietà di questi giorni ha fatto naufragare i tentativi di questore, sindaco e vicesindaco di fare terra bruciata attorno agli arrestati e dividere i manifestanti in buoni e cattivi. Sarà importante tenere il ritmo. Andiamo avanti così.

macerie @ Febbraio 13, 2019

Libertà per tutt*

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Torino: Breve scritto sull’Asilo Occupato tratto da squat.net [ITA]

In una soleggiata mattina del 1° febbraio 1995 gli occupanti salgono sul tetto dell’edificio, ex IPAB, in via Alessandria 12, abbandonato da anni. Dopo circa due ore – e già gli abitanti delle altre case occupate torinesi, (Barocchio, El paso, il Prinz Eugen, Delta House, Kinoz) sono sotto casa a dare la solidarietà – interviene la polizia che mette sotto assedio gli occupanti barricati sul tetto ed allontana i solidali. Mossa scontata perchè è già pronta l’offensiva: un altro edificio abbandonato in corso regina (che in seguito diventerà l’Albero Occupato) viene preso d’assalto.
Ora la polizia deve affrontare due occupazioni.

Manco a dirlo la questura come da copione schiera gli uomini ad assediare anche gli occupanti del secondo edificio. Quando però altri occupanti spuntano anche su un terzo edificio (che in seguito diventerà l’Askatasuna) la polizia si blocca ed invoca l’intervento di un paio di assessori che strappano agli occupanti un incontro per il giorno successivo, a patto di sgomberare gli edifici entro la notte. Gli occupanti scendono dall’ultimo tetto ma ci risaliranno l’indomani, in via Alessandria 12, in concomitanza con l’incontro in comune da cui non uscirà nulla, ma durante il quale gli occupanti torinesi ribadiranno, ancora una volta in città, quelli che sono i presupposti che, dalla prima occupazione dei punx anarchici in città al cinema Diana nel 1984, animano l’azione:

Il proprietario (pubblico o privato) lascia abbandonato uno spazio per specularci.
Uno spazio abbandonato ed inutilizzato è uno spreco.
Occupare uno spazio abbandonato significa restituirlo a tutti.

Apriamo in città un nuovo luogo di sperimentazione di pratiche diverse di vita all’interno della
città a cui chiunque può partecipare e di cui condividere il progetto di autogestione.

Niente soldi o finanziamenti di alcun genere perchè sappiamo arrangiarci da soli, e non desideriamo
capestri istituzionali.

Rifiuto della delega.

Dal 2 febbraio 1995, e per ben tre mesi, gli occupanti passeranno le notti barricati nel sottotetto con
due sempre svegli appollaiati sulle tegole. Le porte blindate le finestre barricate.

L’asilo sarà un’altra volta sgomberato il 5 marzo 1998, il giorno dell’arresto di Sole Silvano e
Baleno. Sarà rioccupato il giorno successivo mentre in centro la polizia carica a freddo un presidio di protesta contro gli arresti organizzato sotto il Comune. Dopo la dispersione la gente radunata
sotto l’asilo assediato (ancora una volta) toccando fino a trecento persone farà mollare la presa alla polizia.

Nell’ultimo anno l’Asilo è stato posto sotto sgombero ben due volte dall’amministrazione comunale… ma di questo ne parleremo ampiamente nei prossimi giorni.

Tredici anni vissuti, a trasformare la casa, a viverci e proporre progetti ed iniziative di autogestione,
dentro e fuori le mura. Ad accogliere viaggiatori e sperimentatori.

A farci conoscere nel quartiere ed a conoscerlo, un quartiere che a dispetto dei potenti ci ha dimostrato la sua solidarietà apertamente proprio questo autunno.

Tredici anni senza chiedere nulla all’amministrazione comunale, dimostrando che il progetto di autogestione funziona benissimo, come daltronde dimostrano le altre case occupate che sono in città, il Barocchio che ha compiuto 15 anni, El Paso che di anni ne ha 20.

Ed Il Mezcal, che invece è giovanissima, un anno e 6 mesi. Quest’ultima occupazione e le altre
che nel corso di questi anni hanno sempre incrociato la repressione del potere (dalla catastrofe olimpionica diventato più brutale e vendicativo che mai), hanno dimostrato come il messaggio e l’idea di autogestione sono capaci di affrontare gli anni senza che nulla cambi, con la stessa determinazione, perchè l’autogestione e l’azione diretta squarciano i disegni del potere, aprono nuove porte, sperimentano strade diverse, testardamente in libertà…

vecchio sito: http://asilosquat.noblogs.org/

Asilo Occupato
via Alessandria 12

Italia

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Torino: Asilo sotto sgombero e arresti – Aggiornamenti in diretta [ITA-CAS]

fonte: https://radioblackout.org website e dirette

Notizie sugli arresti e sgomberi di oggi, 7 febbraio 2019, Torino

Da questa mattina alle 4:30 perquisizioni e sgomberi all’Asilo occupato di via alessandria e alla casa occupata di corso giulio

Ore 12:00 circa

Otto indagati, richieste sette misure cautelari di cui cinque arresti, un’indagine per associazione sovversiva per le lotte contro i centri di internamento e rimpatrio per la popolazione migrante, probabile sgombero dell’Asilo.

Mentre scriviamo, continuano ad arrivare le notizie. Confermate le otto richieste detentive, continuano gli inseguimenti per le vie di Torino dei gruppi di solidali accorsi dalle varie case occupate e centri sociali.

Un primo gruppo è stato isolato stamattina sotto corso Giulio, ora un secondo è bloccato all’incrocio tra corso vercelli e via emilia, un terzo è stato rincorso in via cigna, dopo un mini corteo in zona porta palazzo. Notizie da confermare arrivano dalla casa occupata di Corso Giulio, dove pare siano accorse diverse altre camionette. Rincorse per le vie del centro e tentativi di arresto volanti in una caccia all’uomo.

direttasgomberoearresti7feb2019

direttasgomberoearresti7feb2019-ore11:00

Assemblea ore 18:00 giovedí 07 febbraio via cecchi 21/a.
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sgombero.jpgOre 20.45

Questa mattina alle 4.40 l’Asilo Occupato di via Alessandria 12 è stato preso d’assalto da un’enorme quantità di camionette.
In concomitanza sono stati effettuati sette arresti (potrebbero essere otto) per un’indagine per associazione sovversiva (Articolo 270 bis) per le lotte contro i centri di internamento e rimpatrio per la popolazione migrante.

La repressione di oggi non si ferma qua: nel condominio di fronte all’Asilo dei compagni hanno deciso di far sentire la diretta Radio dal balcone, venendo sorpresi da una interruzione di corrente provocata dagli sbirri che presidiavano il condominio attendendoli al varco.
Identificazione delle persone in zona Aurora, ma non solo, anche presidi di polizia fuori dalla stazione di Porta Susa.

Alle 18 c’è stata un’assemblea in Via Cecchi che si è rapidamente trasformata in un corteo che si sta attualmente muovendo per le strade cittadine (in questo momento si trova in Piazza Santa Giulia).

Torino oggi è una città sotto assedio: riprendiamo il controllo delle nostre vite e supportiamo la lotta dei compagni dell’Asilo ancora bloccati sul tetto dello stesso. I torinesi non si arrendono al fascismo dilagante nella città.

Rimanete sintonizzati su Radio Blackout 105.25 per gli aggiornamenti!

Riunione per organizzare il corteo di
Sabato 9 febbraio
(16:00 Piazza Castello)
@Edera Squat, Via Pianezza 115, venerdí 08 febbraio, ore 20:30

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Questa mattina (08 febbraio) abbiamo sentito Gianluca Vitale per un commento a caldo, da un punto di vista giuridico, sulla morsa repressiva ordita dal governo pentastellato cittadino contro l’Asilo, in piena sintonia con i dettami del Decreto Sicurezza salviniano. Tanto repressione contro una lotta specifica, quella contro i CPR, e contro gli/le anarchic*, quanto tassello di una guerra che l’amministrazione di Torino sta portando avanti da tempo contro tutto ciò che è considerato illegale, indecoroso e non estraibile in termini di valore capitalistico. Dalle occupazioni abitative, ai campi rom, al balon.

Audio con Gianluca vitale
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Aggiornamenti in diretta da Radio Blackout (08/02/2019) :

14:26 Si confermano i 3 arrestatx nella giornata di lotta di ieri, sono alle Vallette. A questi si aggiungono i 6 arrestatx per il 270 (associazione sovversiva).

13:28 Gli e le occupanti hanno resistito piú di 30 ore sul tetto. Il presidio é sciolto da via alessandria, si sta ora passeggiando verso corso giulio cesare. Si conferma il corteo di domani, alle ore 16:00 concentramento in Piazza Castello, assemblea organizzativa all’Edera Squat, Via Pianezza 115, stasera alle 20:30.
Note dalla diretta con uno dei ragazzi che era sul tetto (ascolta su Blackout): “La giornata comincia all’alba, giá dalla serata c’erano voci di molte camionette in giro che ci mettono in allarme e quindi ci si prepara. La polizia arriva con macchine in borghese alle 4:30. In circa un’ora la polizia riesce a raggiungerci sul tetto. Han cercato di farci credere che solo era l’applicazione delle misure cautelari, era invece chiaro che era uno sgombero, quindi decidiamo di resistere quanto piú possibile. Gli sbirri si bruciano quindi l’effeto sorpresa e rosicano perche devono chiamare i pompieri, mentre lasciano una presenza di poliziotti in borghese sul tetto chiaramente a disagio durante tutta la resistenza, i quali si lamentano che i turni non arrivavano, ogni tanto sbroccano per la situazione di stress, una roba peculiare da vedere. Un grazie al meraviglioso presidio musicale, che ci ha tenuto compagnia e che ha fatto sicuramente rosicare la DIGOS. Abbiamo avuto poca privacy per le dirette con la radio, peró abbiamo interagito con SMS. Il questore diceva che non aveva fretta, che avrebbero aspettato giorni, peró per affrettare la nostra discesa, all’inizio gli sbirri fanno una mossa azzardata, si sono impossessati di alcuni nostri viveri e di una coperta, in seguito siamo stati piú attenti a tenerceli stretti. Siamo riusciti a passare la notte e addirittura dormire a turno sul tetto dell’asilo, mentre gli sbirri dovevano stare svegli mentre noi russavamo sotto le coperte. Gli altri che erano sul tetto sono anche scesi ricuperando quanto potevano da dentro, cose musicali, della palestra, cose personali, vestiti, libri, ecc che gli sbirri tratterebbero ovvviamente come munnezza. Tutta l’operazione é stata gestita da polizia in borghese, no celerini, quindi la devastazione all’interno non era tale a quella che siamo abituati a vedere durante gli sgomberi. Gli operai dentro stanno ancora murando e lavorando per chiudere lo spazio e portare via tutto quello che é stato lasciato dentro. Sicuramente c’è stata una spettacolarizzazione dell’arresto, riprese video mentre un ragazzo in manette viene portato fuori dall’asilo dalla porta principale. Tutti gli e le arrestatx sono alle Vallette.”

13:07 Tuttx i/le resistenti sono scesi dal tetto, mentre le persone solidali recuperano il recuperabile da dentro lo stabile. Giunge notizia che anche l’hotel in piazza massaua ospita sbirri, avvistato bus da 50 posti parcheggiato davanti.

11:23 I 3 compagnx rimasti sul tetto stanno scendendo adesso, intanto l’asilo sta venendo murato per impedirne l’accesso.

10:45 Alcunx compagnx sono scesx dal tetto, uno di loro è stato portato in questura, gli altri sono lasciati liberi e hanno raggiunto il presidio solidale in Corso Brescia angolo Via Alessandira. Sul tetto restano in tre. L’asilo viene sgomberato, mentre i solidali cercano di portare via e salvare la maggior parte di cose possibile da dentro l’edificio con macchine e furgoni.

Aggiornamenti in diretta da Radio Blackout (07/02/2019) —->

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No nos encontraréis ahí. Sobre violencias de género y gestiones colectivas [CAS-CAT-ITA]

fuente: https://projectex.home.blog/

[CAS]

Escribimos este comunicado con la finalidad de compartir la preocupación y el hastío que nos han generado muchas situaciones que hemos conocido o vivido directamente en los últimos tiempos en relación con la definición de la violencia de género y su gestión en los movimientos sociales y libertarios.

Partimos de la idea de que las violencias de género son producto de un modelo heteronormativo que impone una única forma de existencia en cuanto a lo que es nuestro cuerpo, nuestra identidad, nuestra expresión de género, nuestra sexualidad y nuestras relaciones. Todas aquellas personas que no cumplimos con esta norma nos podemos ver o nos hemos visto expuestas a violencias, ya que estas son el castigo a las transgresiones y al incumplimiento de la heteronorma. Y las que suceden en los espacios que debieran ser de apoyo y solidaridad hacen insostenibles las vidas y las militancias de lxs que luchan, y por ello nos oponemos firmemente a ellas. Todas las personas que firmamos este comunicado llevamos años luchando contra el heteropatriarcado, así como por la liberación de todxs.

Ahora bien, una vez expuesta nuestra postura nos resulta imprescindible compartir una reflexión respecto a cómo el discurso feminista hegemónico está definiendo las violencias y, por defecto, se están gestionando las así denominadas agresiones.

La primera cuestión que nos resulta problemática es la forma en la que se está enmarcando, conceptualizando y considerando la Violencia de Género. Desde determinados feminismos se nombra con este término desigualdades de género estructurales o simbólicas, provocando que el concepto violencia tome un espectro demasiado grande de significados. Hemos llegado al escenario en el que una mirada, un tono elevado en una asamblea, una insistencia en mantener una conversación o un acercamiento torpe son considerados actos de violencia. Nombrando así actos tan leves se magnifica la violencia y su alcance, promoviendo una especie de estado de alarma o de terror sexual que sirve como justificación a actitudes airadas, agresivas y absolutamente desproporcionadas hacia quien los comete. No queremos decir que ciertas actitudes no tengan un componente de género, pero de reproducir el sexismo o tener una actitud sexista a cometer un acto violento o una agresión va un trecho.

Así las cosas, lo peor de todo son las consecuencias que esta definición de violencia está generando ya que, lejos de resultar empoderante o liberadora, es claramente victimizante, paternalista y criminalizadora.

Por una parte, nombrar actos de tan baja intensidad como violencia da una idea de que las mujeres y las personas diversas en cuanto al género y la sexualidad, principales víctimas de este fenómeno, son excesivamente vulnerables, lábiles y sensibles, para las cuales solo una mirada podría dañarlas y resultarles absolutamente inadmisible. Además, una víctima definida de tal manera está autorizada a reaccionar de la forma en que le venga en gana y se le  admite cualquier actitud irracional, emocionalmente exagerada de rabia o de tristeza; avalada por el hecho de haber sido víctima de la supuesta situación de violencia.

Pero esta victimización (de las mujeres y personas con diversidad sexual y de género) no se da únicamente en estos casos que estamos tratando –donde se hace un uso extremadamente extensivo del término violencia-, sino también en aquellos en los que de forma efectiva se ha producido una situación de violencia de género. No negamos que en los entornos de lucha y militancia se (re)producen estas violencias, sin embargo, entendemos que la forma en que se explican sus causas y el modo en que se acoge a la víctima condicionan los mecanismos que se proponen para abordar esta situación; siendo la (re)victimización su perversa consecuencia. La legitimación de la víctima para actuar de cualquier modo, el cuestionamiento de su agencia al negarle la capacidad de elaborar estrategias útiles y no solo vengativas y la magnificación de los efectos que esta violencia haya podido tener sobre ella son ejemplos de esta victimización.

En cualquiera de los casos, entender así  las violencias de género –sean de la intensidad que sean- lleva como contrapartida tener que abordarlas de una manera determinada y limitada, que suele derivar en estrategias criminalizadoras hacia quien las comete; cuando la criminalización nunca estuvo entre los planes de quienes pretenden transformar el mundo.

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Poland: NIE dla Konwencji Przemocowej. Dlaczego? [PL]

source: https://m.deon.pl/religia/kosciol-i-swiat/z-zycia-kosciola/art,21186,nie-dla-konwencji-przemocowej-diaczego.html

W najbliższą środę lub czwartek w Sejmie odbędzie się głosowanie nad przyjęciem przez Polskę zideologizowanej Konwencji Rady Europy o zapobieganiu i przeciwdziałaniu przemocy wobec kobiet i przemocy domowej. Ludzie Kościoła w Polsce – biskupi i świeccy – od samego początku dyskusji nad Konwencją odnosili się do niej krytycznie. Dlaczego?

Argumentowali, że dokument nie przyniesie pozytywnych rozwiązań, ugodzi natomiast w rodziny i podważy wartości, na których zbudowana jest nasza cywilizacja.

Wyraźne stanowisko wobec planów ratyfikacji kontrowersyjnej Konwencji wyrazili polscy biskupi już w lipcu 2012 r. Podkreślili w nim, że Konwencja – choć poświęcona jest istotnemu problemowi przemocy wobec kobiet – zbudowana jest na ideologicznych i niezgodnych z prawdą założeniach, których w żaden sposób nie można zaakceptować. Dokument wskazuje m.in., że przemoc wobec kobiet jest systemowa, zaś jej źródłem są religia, tradycja i kultura.

Biskupi wskazali m.in. na art. 12 konwencji, który zobowiązuje sygnatariuszy do walki z dorobkiem cywilizacyjnym, traktowanym jako zagrożenie i źródło przemocy. Konwencja wprowadza także definicję płci jako “społecznie skonstruowane role, zachowania i cechy, które dane społeczeństwo uznaje za właściwe dla kobiet i mężczyzn” (art. 3), przy czym całkowicie pomija naturalne, biologiczne różnice pomiędzy kobietą i mężczyzną i zakłada, że płeć można dowolnie wybierać lekceważąc biologię.

Szczególny niepokój wzbudziło nałożenie na sygnatariuszy obowiązku edukacji (art. 14) i promowania m.in. “niestereotypowych ról płci”, a więc homoseksualizmu i transseksualizmu.

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Mexico: A Spark of Hope – Lessons from the Zapatistas on the 25th anniversary of their uprising [ENG]

source: https://towardfreedom.org/archives/americas/a-spark-of-hope-lessons-from-the-zapatistas-on-the-25th-anniversary-of-their-uprising/

January 1, 2019 marks the 25th anniversary of the Zapatista uprising in Chiapas, Mexico. For those of us who remember that day well, it’s hard to believe it was a quarter century ago. It’s been many years since the Zapatista movement was the darling of the international solidarity scene, and many years since I’ve been back to Chiapas. But in the era of Trump – of white nationalist populism on the rise around the world, of migrant children dying in ICE detention centers, of countless other horrors, the Zapatista movement still has much to teach us – about having the chutzpah to take on state-sponsored terrorism and global capitalism, while having the wisdom and humility to know that no one has all the answers, that we make the road by walking. There is much to learn from the Zapatista movement about the enduring nature of this work and the patience that comes with that understanding.

In the era of the Me Too movement (with all its successes, we still have so far to go!) there is much we could learn from Zapatista women. I feel lucky to have worked side by side with them for several years, witnessing and absorbing the quiet dignity of their resistance, their unflinching commitment, and their discipline infused with humor, militancy infused with tenderness. In the face of patriarchy’s ugliest manifestations, they made some tremendous strides towards collective liberation. A handful of Zapatista women in key roles of leadership, combined with a broad push from women in the Zapatista base, succeeded in changing laws, institutions, behavior and expectations around gender roles and domestic violence, achieving a series of remarkable transformations for women in Zapatista territory.

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London, UK : Dozens arrested after climate protest [ENG]

Thousands of protesters occupied bridges across the Thames over extinction crisis in huge act of peaceful civil disobedience.
Eighty-five people have been arrested as thousands of demonstrators occupied five bridges in central London to voice their concern over the looming climate crisis.

Protesters, including families and pensioners, began massing on five of London’s main bridges from 10am on Saturday. An hour later, all the crossings had been blocked in one of the biggest acts of peaceful civil disobedience in the UK in decades. Some people locked themselves together, while others linked arms and sang songs. By 2pm the blockade of Southwark Bridge had been abandoned and protesters moved from there to Blackfriars Bridge, where organisers said they were soon to move west towards Westminster Bridge.

Demonstrators occupied Southwark, Blackfriars, Waterloo, Westminster and Lambeth bridges. The Metropolitan police said all the bridges had since reopened and that most of the arrests had been for obstruction under the Highways Act. Afterwards, demonstrators gathered in Parliament Square to hear speeches.

The day was due to end with an interfaith ceremony outside Westminster Abbey. The move is part of a campaign of mass civil disobedience organised by a new group, Extinction Rebellion, which wants to force governments to treat the threats of climate breakdown and extinction as a crisis.
“The ‘social contract’ has been broken … [and] it is therefore not only our right but our moral duty to bypass the government’s inaction and flagrant dereliction of duty and to rebel to defend life itself,” said Gail Bradbrook, one of the organisers.

In the past two weeks more than 60 people have been arrested for taking part in acts of civil disobedience organised by Extinction Rebellion ranging from gluing themselves to government buildings to blocking major roads in the capital.
However, those disruptions were eclipsed on Saturday, when organisers say 6,000 people took part in protests.
Extinction Rebellion, which cites the civil rights movement, suffragettes and Mahatma Gandhi as inspirations, said smaller events took place in other UK cities as well as overseas on Saturday.
Organisers say they are planning to escalate the campaigns from Wednesday, when small teams of activists will “swarm” around central London blocking roads and bridges, bringing widespread disruption to the capital.
“Given the scale of the ecological crisis we are facing this is the appropriate scale of expansion,” said Bradbrook. “Occupying the streets to bring about change as our ancestors have done before us. Only this kind of large-scale economic disruption can rapidly bring the government to the table to discuss our demands. We are prepared to risk it all for our futures.”

The group is calling on the government to reduce carbon emissions to zero by 2025 and establish a “citizens assembly” to devise an emergency plan of action similar to that seen during the second world war.
On top of the specific demands, organisers say they hope the campaign of “respectful disruption” will change the debate around climate breakdown and signal to those in power that the present course of action will lead to disaster.
The group, which was established only a couple of months ago, has raised around £50k in small-scale donations in the past weeks.
It now has offices in central London and over the past few months has been holding meetings across the country, outlining the scale of the climate crisis and urging people to get involved in direct action this weekend.
The civil disobedience comes amid growing evidence of looming climate breakdown and follows warnings from the UN that there are only 12 years left to prevent global ecological disaster.

via : https://www.theguardian.com

 

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Polska, Warszawa : Demonstracja antyfaszystowska 11 listopada [PL]

11 listopada przez Warszawę przeszła największa jak dotąd demonstracja antyfaszystowska “Za Wolność Waszą i Naszą”. W towarzystwie 3 platform muzycznych, pomysłowych transparentów i powiewających flag z symbolem trzech strzał, kilka tysięcy osób wyraziło swój sprzeciw wobec odradzającego się faszyzmu. Pokazaliśmy, że nie ma naszej zgody na dzielenie ludzi na lepszych i gorszych lub legalnych i nielegalnych, na narzucanie kto jak ma wyglądać, w co wierzyć i jak się zachowywać. Zwróciliśmy też uwagę na to, że antyfaszyzm to nie tylko niezgoda na brunatną przemoc, ale codzienna walka na różnych frontach: od protestów pracowniczych, przez prawa kobiet i sprzeciwianie się szkolnej indoktrynacji, po wspieranie uchodźców i uchodźczyń. Tylko przez solidarność oraz współpracę ponad podziałami będziemy w stanie zatrzymać narastające zło. Demonstracja przebiegła w pełni pokojowo i bez incydentów, a zakończyła się imprezą taneczną na Pl. Trzech Krzyży. Dziękujemy Wam bardzo za tak masowe przybycie!

W tym samym czasie, kawałek dalej miało miejsce kompromitujące, bezprecedensowe w historii Polski wydarzenie – rząd oraz głowa państwa połączyli siły z największym na świecie pochodem skrajnej prawicy, by wspólnie przemaszerować przez miasto. Nie zabrakło na nim ekstremistycznych ugrupowań z całej Europy, w tym własnego bloku włoskiej partii neofaszystowskiej Forza Nuova. W światowych mediach ponownie zagościły relacje o masowym marszu nacjonalistów i neofaszystów – tym razem jednak pod auspicjami państwowymi.


Nacjonaliści w IV RP spełniają swoją historyczną rolę – szeregowych żołnierzy władzy, która nie zawaha się ich wykorzystać, gdy przyjdzie na to pora. Zachęcamy do oddolnego organizowania się, wspierania ruchu antyfaszystowskiego i postępowych inicjatyw, codziennej postawy solidarności ze wszystkimi, którzy i które jej potrzebują. Przed nami długa droga, a demonstracja 11 listopada była bardzo ważnym krokiem na niej. Pozwoliła nam zobaczyć, że jest nas wiele i mimo naturalnych różnic łączy nas wspólna wizja wolnego i równego społeczeństwa. Do zobaczenia na ulicach, w szkołach, miejscach pracy, na imprezach, demonstracjach i pikietach. Budowa lepszego świata trwa każdego dnia.
WOLNOŚĆ – RÓWNOŚĆ – ANTYFASZYZM!

via: koalicja antyfaszystowska

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Bosnia: ‘They didn’t give a damn’. First footage of Croatian police brutality [ENG]

source: https://www.theguardian.com/global-development/2018/nov/14/didnt-give-a-damn-refugees-film-croatian-police-brutality-bosnia

Migrants who allegedly suffer savage beatings by state officials call it ‘the game’. But as shocking evidence suggests, attempting to cross the Bosnia-Croatia border is far from mere sport

Migrants outside their tents in the Bosnian town of Velika Kladusa, close to the border with Croatia
Migrants keep warm outside their tents in the Bosnian town of Velika Kladusa, close to the border with Croatia. Many who try to cross suffer injury at the hands of the Croatian police. Photograph: Alessio Mamo for the Guardian

As screams ring out through the cold night air, Sami, hidden behind bushes, begins to film what he can.

“The Croatian police are torturing them. They are breaking people’s bones,’’ Sami whispers into his mobile phone, as the dull thumps of truncheons are heard.

Then silence. Minutes go by before Hamdi, Mohammed and Abdoul emerge from the woods, faces bruised from the alleged beating, mouths and noses bloody, their ribs broken.

Asylum seekers from Algeria, Syria and Pakistan, they had been captured by the Croatian police attempting to cross the Bosnia-Croatia border into the EU, and brutally beaten before being sent back.

0:57
Footage shows asylum seekers allegedly beaten by Croatian police – video

Sami, 17, from Kobane, gave the Guardian his footage, which appears to provide compelling evidence of the physical abuses, supposedly perpetrated by Croatian police, of which migrants in the Bosnian cities of Bihac and Velika Kladusa have been complaining.

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Anonymous for the Voiceless: International Cube Day all over the world [ENG]

On the 3rd of November more then 500 places all over the world took part in the International Cube Day.

what´s the cube about ¿
It is an essential part of an Anonymous for the Voiceless demonstration. Activists stand completely still in a cube formation and do not interact with the public. The purpose of the cube is to draw in bystanders, with the use of masks, signs, and local animal agriculture footage. This is the artistic component of the demonstration.

Standing in the cube is incredibly powerful, as you witness the reactions of bystanders, and observe exposure of the truth. By listening to conversations happening around you, you can learn from others tips and tricks as to how to effectively outreach

              

KATOWICE, photos by AndrewSkowron

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[fanzine] WAWA3, historia pewnego aresztowania [PL]

via : grecjawogniu
wspomnień czar

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Milano: Villa Vegan resiste – nuovi appuntamenti aggiornati [ITA]

Villa Vegan Occupata è ancora sotto sgombero, stiamo continuando i lavori per resistere, siamo ancora qua.
Nonostante l’inverno che avanza, questo posto è vivo.
Questi giorni sono stati molto belli, il primo risultato dell’allarme sgombero è stato di riportare molte persone a riattraversare attivamente il posto. L’intenzione di sgomberare la Villa, come tentativo di calpestare questa realtà non può che avere una risposta decisa. Forte di tutta la sua storia la Villa resiste.
Vent’anni di occupazione e lotte non si buttano via. Resistiamo allo sgombero.

Appuntamenti:

venerdì 2 novembre
alle 18 assemblea antisgombero, a seguire pastazza (anche senza glutine ).

sabato 3 novembre
dalle 9 inizio giornata di lavori.
alle 15 saremo in piazza San Babila per il presidio contro l’industria delle pellicce davanti al negozio “Escada”.

domenica 4 novembre
dalle 9 continuano i lavori
in solidarietà alla villa occupa, il concerto punx previsto in COAT28 è stato spostato dalle 16 suoneranno:

Greenthumb – Desert Sludge (Alghero)

Bigg Men – Sludge Psych (Palermo)

EVIL COSBY – Big Fat Riffs (Locals)

Reset Clan – Hardcore Punk (Verona)

OSSA CAVE – Hardcore Punk (Torino)

Alla Villa sotto sgombero siamo tutti carichissime carichissime!

Passa ad aiutarci, porta materiali e attrezzi

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Palestine: #GazaProtests [ENG]

Protesters come out in force on yet another Friday after backroom Israel-Hamas negotiations sought to keep them from the fence.

GAZA STRIP – Palestinians in the Israeli-besieged Gaza Strip protested on Friday once again, vowing not to let political leaders restrict their right to demonstrate.

Ahead of Friday’s protest, which was the 32nd “Great March of Return” demonstration calling for an end to Israel’s blockade and the right of return for Palestinian refugees, organisers met with Hamas, Islamic Jihad, other Gaza-based Palestinian factions and a delegation from the Egyptian military.

Middle East Eye understands that Israel, in an attempt to quell the protests and stop incendiary balloons and kites from being sent over the Israel-Gaza frontier onto Israeli farmland, promised an easing of certain restrictions if Hamas keeps protesters from the separation barrier, where many demonstrators have previously congregated. However, the protests are organised by the March Committee, who on Thursday agreed to encourage protestors to stay away from the frontier area.

Following the organisers’ meeting with Hamas and Egyptian officials, they released a statement calling on Palestinians to participate in Friday’s protest, and emphasising the importance of keeping the demonstration peaceful in order “not to give the Israeli snipers the chance” to target civilians. Despite this, Israeli forces wounded 32 Palestinians who were partaking in what was dubbed the “Friday of Overthrowing Balfour’s Declaration”. Friday saw the 101st anniversary of the British call for Jewish homeland in historic Palestine.

Since the beginning of the protests on 30 March, 218 Palestinians have been killed, and more than 23,000 other have been wounded, including 5,607 by live ammunition, according to Gaza’s health ministry.
via

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Polska,Warszawa: Za Wolność Waszą i Naszą! (11 listopada) [PL]

W listopadzie Warszawa staje się ponurym miastem nie tylko ze względu na polski późnojesienny klimat, ale także z powodu rozgrywającego się co roku festiwalu wrogości i hipokryzji. 11 listopada ulicami przechodzi marsz skrajnej prawicy, wygłaszającej swoje hasła poprzez mowę nienawiści. Wielu polityków udaje, że nie dostrzega ich ksenofobicznego i rasistowskiego wydźwięku. Wielu woli nie pamiętać co wydarzyło się w poprzednich latach, kiedy dochodziło do fizycznych ataków na ludzi. Faszyzm zalewa Europę, korzystając przy tym ze wsparcia prawicy, kościołów i biznesu.
O tym, że trzeba przeciwstawiać się brunatnej fali przekonuje nas lekcja historii. Dlatego 11 listopada w Warszawie od wielu lat jest także dniem mobilizacji ludzi, którzy nie zgadzają się na nacjonalizm i ksenofobię. W 2018 roku po raz pierwszy nad Wisłą odbędzie się rave przeciwko faszyzmowi – forma protestu o bogatej historii, choć słabo znana w Polsce. Chcemy zorganizować taki protest, by wzmocnić nasz przekaz, by dodać nowej energii sprzeciwowi wobec propagandy przemocy. Nasz głos musi zabrzmieć donośniej. 11 listopada wielu ludzi nie chce protestować, chociaż im również nie podoba się festiwal agresywnego nacjonalizmu. Taniec jest zatem formą przełamania paraliżu, w którym pozostają. Pokazujemy, że możemy to zrobić tego dnia na ulicach Warszawy. Możemy tańczyć wbrew bogoojczyźnianej tradycji ponurych marszów. Możemy wypełnić miasto naszym dźwiękiem i naszą formą wbrew deklarowanym groźbom przemocy. To jest wyraz wolności, którą chcą nam odebrać. Nie pozwalamy im na to.
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